«Quelli che abbiamo trovato noi potrebbero essere i resti della più antica chiesa di san Geminiano di piazza san Marco», afferma la direttrice degli scavi Sara Bini. «Sappiamo che inizialmente era più o meno in mezzo alla piazza, poi l’hanno spostata almeno due volte in base al contesto storico».
Gli scavi organizzati a Venezia grazie al restauro dei masegni della piazza sono i primi condotti dopo 150 anni: «Anche nel 1885-89, in occasione della necessità del comune di ripavimentare la piazza, vennero compiuti lavori simili: l’antica pavimentazione fu rimossa e si approfittò del momento per effettuare scavi, proprio come ora».
Grazie alla collaborazione con il comune di Venezia, questi studi hanno consentito agli esperti non solo di aggiornare i dati dell’Ottocento, risalenti agli studi di Federico Berchet, ma anche di effettuare scavi sotto le Procuratie vecchie, trovando i resti di alcune sepolture. La sepoltura, tipica dell’epoca altomedievale, è stata una scoperta fondamentale che ha permesso agli archeologi di comprendere che si trattava dei resti della chiesa.
Tuttavia, i reperti ritrovati sono solo una parte della prima chiesa di san Geminiano: «Abbiamo appena concluso uno scavo», spiega Sara Bini. «La prossima settimana, non appena il comune rimuoverà i masegni e ci consentirà l’accesso, dovremmo iniziarne un altro».
La chiesa di San Geminiano, ricostruita almeno due volte nella piazza, era presente a Venezia già dai primi secoli, fino a quando Napoleone la abbatté definitivamente nel 1807.
«Con i prossimi scavi pensiamo di poter ritrovare ulteriori resti», racconta la responsabile.
Per condurre questi scavi, gli esperti si sono inizialmente basati da un punto di vista archivistico sugli scavi precedentemente effettuati in piazza da Berchet. I suoi studi hanno fornito una mappa del sottosuolo nella quale erano presenti diverse strutture, permettendo agli esperti di individuare le aree più promettenti dove concentrare le indagini.
Queste scoperte consentono di ottenere una lettura stratigrafica estesa grazie all’uso di metodi moderni, offrendo così la possibilità di ricostruire l’evoluzione della piazza nel corso dei secoli.
Al momento, non si è in grado di stabilire una data precisa per il termine degli scavi, poiché gli archeologi stanno procedendo in collaborazione con il comune. «Ritengo che i lavori proseguiranno per tutto l’anno – afferma Sara Bini – ma le tempistiche esatte dipenderanno dalle direttive e dalle necessità del comune».
«In parte si tratta di uno scavo sovrapposto al precedente, avviato con un criterio diverso», spiega Sara Bini. «Il poter ri-effettuare gli scavi ci ha consentito di ricostruire una serie di situazioni che non erano mai state osservate in Piazza San Marco». Proprio perché gli scavi condotti 150 anni fa utilizzavano un metodo differente rispetto a quello attuale.
«Non è così semplice fare degli scavi a Venezia», spiega la responsabile. «L’origine di Venezia è sempre una cosa molto discussa; è una città che si conosce benissimo da un punto di vista architettonico ma da un punto di vista archeologico ancora non è ben chiara. Avere dei dati così antichi, soprattutto sulla zona principale, ci permette di ricostruire una piazza completamente diversa rispetto a quella che vediamo ora».
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