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Riutilizzare la condensa per affrontare condizioni estreme

Innovativa la proposta del Padiglione del Bahrain che propone il riutilizzo della condensa dei sistemi di raffreddamento

Per affrontare le condizioni di caldo estremo, a cui molti paesi andranno sempre più incontro per via del riscaldamento globale, bisogna farsi furbi e pensare ad ogni soluzione possibile per non sprecare le risorse idriche, andando a sfruttare ogni forma di produzione d’acqua come quella della condensa, prodotta ad esempio dagli impianti di raffreddamento che generano le classiche goccioline d’acqua. Questa è la soluzione innovativa del Padiglione del Regno del Bahrain situato alle Artiglierie dell’Arsenale, tra le proposte più interessanti alla 18^ Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia. Intitolato “Sweating Assets”, ovvero “Risorse Trasudanti”, il Padiglione esplora le condizioni climatiche uniche di caldo e umidità estremi insieme alle attuali esigenze di comfort del Paese. Realizzato da un team curatoriale composto dagli architetti Latifa Alkhayat e Maryam Aljomairi, mostra come l’infrastruttura di raffreddamento necessaria per sopravvivere al caldo intenso di una zona desertica può essere massimizzata attraverso mezzi adattivi e gestione delle risorse, riducendo al contempo il suo impatto sull’ambiente. La mostra attraversando vari ambiti, da quello domestico a quello territoriale, evidenzia così la posizione delle infrastrutture di raffreddamento rispetto ad un ecosistema più ampio.

Sfruttare sistemi esistenti

Il progetto proposto dal Padiglione è un mezzo adattivo di gestione delle risorse, che lavora con i sistemi esistentialle loro migliori capacità piuttosto che ricominciare da capo. Innanzitutto il progetto considera ambienti già costruiti, infrastrutture e relazioni come un paesaggio artificiale complesso, ricco di risorse e soggetto a cannibalizzazione. Non incoraggiando in alcun modo l’uso dispendioso dei sistemi di raffreddamento, vengono scoperte le possibilità, piuttosto che le soluzioni, che si possono realizzare attraverso un consumo necessario. Nello specifico, nelle intense condizioni di calore e umidità del Bahrain, l’aria condizionata produce una condensaproporzionalmente elevata.

Riserve accidentali

L’idea e il suggerimento del Padiglione è dunque quella di utilizzare questo sottoprodotto non intenzionale dell’attività antropica, reindirizzando così l’acqua verso altre parti all’interno di un’ecologia più ampia. In mostra infatti è ricostruito un ipotetico assetto urbano in cui nei palazzi sono installati gli impianti di condizionamento. Attraverso un sistema di tubazioni e canalette però si riesce a dirottare l’acqua di risulta all’esterno degli edifici collegandola all’ambiente circostante, andando così a irrigare la vegetazione. L’esposizione dunque si appella affinché il mondo si attivi per la raccolta e il reindirizzamento delle riserve accidentali di condensa verso le zone umide e le regioni agricole che necessitano di rifornimento.

L’installazione

Il microambiente ricreato in mostra è a tutti gli effetti una coreografia di temperatura, umidità e condensa che trasmette le condizioni e le esperienze onnipresenti della vita sull’isola del Bahrein, rendendo l’idea del pesante clima a cui gli abitanti sono costantemente sottoposti. Un paesaggio si trova adiacente a un freddo volume di condensazione, dimostrando la dicotomia tra i sistemi industriali e i motivi ecologici transitori. Questo volume di condensazione è un emblema delle abitazioni costantemente raffreddate. L’installazione interagisce con il clima di Venezia al punto che quando l’aria densa della città entra in contatto con il volume di condensazione rilascia costantemente acqua sulla superficie. Rivestimenti, canali e scanalature controllano i modelli di condensa. Dalla superficie l’acqua viene raccolta e riutilizzata per irrigare le coltivazioni del paesaggio terroso circostante, promuovendo dunque una circolarità energetica che potrebbe risolvere l’emergenza siccità presente in territori ormai sempre più vasti. Oltre all’installazione, a completare la mostra anche la pubblicazione “Sweating Assets: On Climate Conditioning and Ecology”, che fornisce analisi numeriche e scritti dedicati alle infrastrutture di raffreddamento, le sue implicazioni ambientali e le offerte sotto forma di acqua.

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