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Salute e alimentazione? Se ne parla anche alla Nave de Vero

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Inedito incontro fra medici del Centro di Medicina per il “Tour della Prevenzione” in collaborazione col comune di Venezia

«Beh, sicuramente la location era un po’ insolita per un incontro con la medicina come protagonista – commenta divertito il dottor Giuseppe Del Favero, del Centro di Medicina di Mestre – però nonostante fossimo proprio a ridosso dell’area dove si concentrano i punti ristoro del centro commerciale Nave di Vero di Marghera, c’è stata una buona partecipazione, con molte domande pertinenti. Siamo riusciti anche a distogliere un signore che mangiava con passione un trancio di pizza dal suo spuntino, visto che si è avvicinato per farsi rispondere ad alcune curiosità, così siamo riusciti a convertirlo all’attenzione per la prevenzione per le patologie gastro-intestinali, nonostante l’appetito! Ci ha dimostrato l’importanza di non aver paura di diffondere la conoscenza sulla salute in modo chiaro ed efficace davvero per tutti».

L’appuntamento, che ha avuto luogo mercoledì 12 giugno alle 18, è stata un’occasione per parlare dello stretto rapporto fra alimentazione e salute, ribadendo l’importanza di una corretta dieta per ridurre le malattie gastrointestinali, come la gastrite, la sindrome dell’intestino irritabile e il reflusso gastroesofageo, ma anche alcune patologie della pelle, come affrontato dalla dottoressa Susanna Gunnella, dermatologa. L’incontro, parte delTour della Prevenzione”, vede la collaborazione del Consiglio Comunale di Venezia, è promosso da Nave de Vero, in occasione di un protocollo d’intesa con Centro di medicina per la promozione della salute. «Non c’è una correlazione diretta fra stomaco, intestino e pelle – ha aggiunto il medico – ma ci sono malattie autoimmunitarie che colpiscono insieme questi elementi e su tutto, il cibo può avere un impatto significativo».

Barriera gastrica e intestinale: peculiarità e ambiti diversi

«Bisogna partire da una distinzione chiara – ha spiegato il medico – la barriera gastrica e quella intestinale non sono la stessa cosa. La prima ha il compito di proteggere lo stomaco da tutti i virus, batteri e sostanze tossiche che ingeriamo. Da un lato evita che questi potenziali patogeni entrino in contatto con la parete dello stomaco e dall’altro che l’acido contenuto faccia il suo dovere senza intaccarla. A questo scopo produce antagonisti come muco e bicarbonati che formano una vera e propriatrincea” difensiva per lo stomaco, creando un perfetto equilibrio fra acidi ed elementi “protettori”. E’ proprio quanto questo equilibrio di rompe che avviene una lesione della mucosa gastrica, spesso a causa di farmaci, come antiinfiammatori o acido acetilsalicilico (la comune aspirina), o a causa dell’helicobacter pylori (curabile con antibiotico), col risultato di dare forma a ulcere e gastriti a rischio cancerogeno».

«L’intestino invece ha la funzione di assorbimento dei cibi – ha aggiunto – nonostante la presenza di villi, anche in questo caso è presente una barriera formata da muco e batteribuoni”, il così detto microbiota, formato da 100.000 miliardi di bacilli per grammo, che ostacola quellicattivi”, anche in questo caso farmaci e infezioni possono “bucare” questa difesa. L’infiammazione nasce proprio quando si crea un’alterazione che fa passare molecole più grandi della norma, causando una reazione infiammatoria. Ci sono tanti studi sul microbiota, alcuni ipotizzano che produca sostanze che attraverso i nervi regolino il funzionamento cerebrale, altri che ci siano un relazione con malattie psichiatriche, di certo se l’apparato digerente viene chiamato ilsecondo cervello” è perché ha un ruolo determinante per il nostro organismo, per questo bisogna prendersene cura e no… Non basta bere dei fermenti lattici o probiotici!».

Rapporto col cibo e benessere gastro-intestinale

«Durante l’incontro ho cercato di dare istruzioni per preservare la barriera gastrica e quella intestinale – ha spiegato Del Favero – sulla dieta ci sono moltissime persone che ne parlano in modotalebano” con strenui fautori di regimi alimentari rigidi, come il digiuno intermittente, se alcuni lavori dimostrano che chi lo pratica vive di più, altri invece che aumenti il rischio di ischemia e infarti. Oppure si propinano diete chetogeniche a basso contenuto di carboidrati a fronte di molte proteine, dove si perde sì velocemente peso ma si aumenta la presenza di radicali liberi tossici. Insomma le maggiori evidenze scientifiche continuano a preferire per la salute la dieta mediterranea, tanto che dove viene praticata c’è un numero di ultracentenari che non ci sono in altre aree, come in Sardegna».

«Per seguirla si tratta, letteralmente, di tornare ai cibi della nonna – ha precisato – mangiare insomma come si faceva 50 anni fa nel Centro e Sud Italia, quindi legumi come ceci e piselli, poca frutta, molta verdura come insalata, poca carne e formaggio e proteine animali in genere. Insomma si tratterebbe di evitare il più possibile i cibi processati, dalle piadine alle patatine fritte, passando per hamburger e le gustose tentazioni dei fast food, tutti cibi dove a farla da padrone è la chimica, ricchi di conservanti e poveri degli elementi che servono al nostro corpo. Quindi per prendersi cura del microbiota bisogna evitare gli alimenti troppo lavorati, anche se togliamo un po’ di soddisfazione alla gola, ci facciamo del bene per evitare malattie vascolari e eccessive sollecitazioni gastro-intestinali, a beneficio dell’intero organismo».

Portare fuori la medicina: un approccio comunicativo alla professione medica

«Io in TV ci avrei sempre voluto andare – scherza il gastroenterologo – non tanto per esibizionismo, ma per combattere le tantissime fake news che ho sentito nel corso degli anni. Ho sempre avuto l’idea che un medico dovrebbe essere un divulgatore, purtroppo sembra che la televisione trasformi anche qualche nostro collega, viste le strane teorie che ogni tanto vengono propinate. Dovremmo invece tutti, anche i più restii, pensare che oggi non si possa fare il medico senza saper comunicare, sempre partendo da una solida base scientifica, ma le persone sono avide di sapere, basterebbe solo usare il linguaggio giusto per farsi capire, sfatando un po’ di luoghi comuni. Tanti pazienti vengono da me anche solo per chiarirsi le idee perché ho un approccio in cui spiego, oltre a fare diagnosi».

«Se il medico infatti non dedica del tempo al paziente – conclude – è impossibile entrare in empatia, il contrario del modello attuale che sta passando, secondo il quale le visite andrebbero fatte come se fosse una catena di montaggio. Ma la cultura della prevenzione passa anche per la comunicazione, la società è cambiata e come medici dobbiamo aprirci alle persone, in modo umile e comprensibile, bisogna avvicinarsi e non erigere muri. Un esempio di successo di questo atteggiamento? La Regione Veneto con anni di campagne per la prevenzione per lo screening al colon, previsto dai 50 ai 75 anni, è riuscita ridurre, attraverso colonscopie a seguito dell’esame per la ricerca di sangue occulto, non solo i tumori in fase avanzata ma anche il tasso di incidenza, grazie alla rimozione di polipi prima che si possano trasformare in potenziali tumori. Insomma, scelte alimentari corrette e buona interazione con i sanitari, possono fare tanto».

 

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