Se la buona notizia è che in Veneto siamo sempre più longevi, tanto che nel solo 2023 l’aspettativa di vita era di 81,2 anni per gli uomini e 85,5 anni per le donne, con 195 over 65 ogni 100 under 14, quella meno buona è che l’aumento dell’età comporta affrontare sempre più patologie come quelle legate alle malattie neurodegenerative. Ne ha parlato durante il convegno “La sfida globale dei disturbi neurodegenerativi” dello scorso 27 settembre, organizzato da Fondazione Villa Salus e IRCCS San Camillo, il professor Pierluigi Nicotera, uno dei massimi esperti internazionali nel campo della morte cellulare neuronale. L’appuntamento è stata anche l’occasione per presentare la nuovissima Magnetoencefalografia, l’unica disponibile in Nord Italia, della struttura ospedaliera del Lido di Venezia del San Camillo.
Guardando ai dati, il futuro che ci attende rischia di diventare una vera e propria emergenza, tanto l’Organizzazione Mondiale per la Sanità definisce queste patologie come una “priorità di salute pubblica”. Per comprenderlo basta osservare i numeri del solo Veneto, dove nell’arco di 20 anni gli over 65 sono passati da 800.000 a 1.100.00 su un totale di 4.838.000 residenti. L’89,6% della popolazione affetta da Parkinson è over 65, percentuale che sale al 98% nei casi di demenza, Alzheimer in primis. Appare evidente come se aumenta la popolazione più anziana, di conseguenza lo fa anche il tasso di malattie, così si rendono necessari servizi sanitari che hanno un impatto economico importante, ma il 73% è a carico delle famiglie.
Pierluigi Nicotera, scienziato di fama internazionale, dal 2009 Direttore Scientifico del German Center for Neurodegenerative Diseases di Bonn, ha incentrato il suo intervento sulle nuove frontiere della cura e diagnosi delle patologie neurodegenerative, mettendo in evidenza come «Servono molte più risorse per affrontare queste malattie, le cui cure sono ancora poco sviluppate rispetto ad esempio a quelle per il cancro, comportando una mortalità alta e una qualità di vita compromessa». Come ha sottolineato il medico: «Alzheimer e Parkinson, assieme a tante altre malattie, sono sempre più diffuse ed entrano di prepotenza nella vita quotidiana delle famiglie che devono assistere i malati».
Purtroppo l’aspetto peggiore di convivere con queste patologie è che al momento non ci sono ancora terapie per modificare il decorso della malattia. Per questo, come ha ricordato Nicotera: «Diventa fondamentale la diagnosi precoce attraverso percorsi di screening che permettano di individuare sintomi e persone a rischio molto prima di come si fa oggi, è possibile attraverso diversi biomarcatori, che seppure ancora sperimentali stanno dando ottimi risultati. Questo ci permetterebbe di comprendere meglio le cause dell’insorgenza delle malattie, in modo da sviluppare terapie efficaci. Con buona probabilità il futura sarà la “politerapia”, con l’obiettivo di arrestare l’evoluzione della sintomatologia e soprattutto la perdita di autonomia e di capacità cognitiva delle persone. Ma servono investimenti, abbiamo dimostrato, ad esempio con l’HIV, che se le soluzioni si possono trovare con i giusti finanziamenti».
L’appuntamento, organizzato con il patrocinio di Regione Veneto, ULSS 3 Serenissima e Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa, è stato l’occasione per mettere a confronto modelli d’intervento sulla presenza della patologia. Tra i vari relatori si sono avvicendati il prof. Mauro Piacentini, Presidente del Comitato nazionale della ricerca del Ministero della Salute, il prof. Giuseppe Ippolito, infettivologo, ordinario di Malattie infettive nell’Università Internazionale Unicamillus, il prof. Pierfranco Conte, Direttore Scientifico dell’IRCCS San Camillo e il dott. Giorgio Arcara, vice-direttore scientifico del medesimo istituto.
Hanno portato il loro contributo anche il Guardian Grando della Scuola Grande San Giovanni Evangelista prof. Franco Bosello, il dott. Mario Bassano, Amministratore Delegato di Fondazione Villa Salus e Irccs San Camillo, il capo di gabinetto della prefettura di Venezia dott. Francesco Martino, la dott.ssa Romina Cazzaro, Direttrice della Programmazione Sanitaria della Regione Veneto e la dott.ssa Francesca Scatto, Presidente della VI Commissione Politiche per Istruzione e Ricerca della Regione Veneto che ha portato i saluti su delega del Presidente Zaia e del Consiglio regionale.
Nel corso del convegno è stata presentata anche la nuova Magnetoencefalografia offerta dall’IRCCS del Lido di Venezia, una delle tre in uso in Italia, unica nel Nord, che è stata messa a disposizione della sanità regionale in ottica di sinergia. «La Magnetoencefalografia o MEG è una tecnologia di neuroscienze sperimentali che ha come obiettivo studiare con estrema precisione l’attività magnetica cerebrale attraverso sensori così precisi da localizzare l’area del cervello che ha generato uno specifico segnale, alla ricerca di predittori di ictus, epilessia, tumori cerebrali e malattie neurodegenerative», ha spiegato il dott. Giorgio Arcara, vicedirettore scientifico dell’IRCC San Camillo.
«Con questo macchinario si può misurare la variazione dei campi magnetici cerebrali, una tecnica simile all’encefalogramma ma con una maggiore risoluzione spaziale – ha spiegato il medico – diversi studi suggeriscono che attraverso la registrazione di oscillazioni cerebrali potremmo identificare “segnali” del futuro andamento del declino cognitivo. Come IRCCS San Camillo siamo l’unico caso in Italia nel quale all’interno della stessa struttura ospedaliera vi sono a disposizione apparecchi come l’elettroencefalogramma, la risonanza magnetica, la TMS (Stimolazione Magnetica Transcranica), insieme alla MEG tutti questi strumenti consentono di avere una diagnostica molto più approfondita e a 360°, per questo ci proponiamo come hub a livello regionale per fornire al paziente diversi esami da fare nello stesso giorno efficientando al massimo il servizio sanitario in funzione del tempo del paziente».
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