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Scoperti resti di chiesa altomedievale: gli scavi a Dogaletto di Mira

Domani, sabato 30, e domenica 8 ottobre previste visite guidate nei luoghi che potrebbero diventare parco archeologico

Grazie ai nuovi scavi eseguiti da un team di archeologi, geologi ed esperti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, sono stati scoperti i resti di una chiesa altomedievale nell’area del monastero di Sant’Ilario e Benedetto a Dogaletto di Mira, proprio vicino alle fondazioni di alcuni dei pilastri della famosa basilica triabsidata medievale già scavata a fine Ottocento, delle cui fondazioni, ricoperte e ora confermate, rimaneva traccia solo da una fotografia d’epoca. Nelle vicinanze le indagini hanno identificato un’altra chiesa più antica a tre navate, di dimensioni più piccole, di cui si conservano fondazioni piuttosto massicce e realizzate in grandi blocchi di pietra. Da queste proviene anche una grande sorpresa per lo scavo: un frammento di stele funeraria di età romana, raffigurante una donna con il capo velato, utilizzato come materiale da costruzione per la creazione delle stesse strutture di fondazione. Le ricerche archeologiche sul campo, volte a portare nuova luce sulla Venezia delle origini, verranno illustrate con delle visite guidate domani, sabato 30, dalle 9 alle 12 e domenica 8 ottobre dalle 15 alle 18.

Scavi e nuove tecnologie

Gli scavi sono ripresi ad agosto grazie ad un cofinanziamento tra Università Ca’ Foscari e il Comune di Mira e sono condotti da parte del Dipartimento di Studi Umanistici, nello specifico dall’Insegnamento di Archeologia Medievale dell’Università, in collaborazione con il Comune di Mira, la Fondazione Università Ca’ Foscari e su concessione del Ministero della Cultura. La campagna di scavo che ha portato a queste straordinarie scoperte si sta svolgendo sotto la direzione scientifica del prof. Sauro Gelichi, docente di Archeologia Medievale. Il lavoro sul campo è svolto da un team di archeologi di Ca’ Foscari, con a capo il dott. Alessandro Alessio Rucco, e si avvale della collaborazione della geologa Sandra Primon. Al progetto di ricerca archeologica inoltre sono correlate una serie di strategie di trasferimento della conoscenza con innovative tecniche di approccio neuroumanistico per la valorizzazione del sito, curate in collaborazione con il Venice Centre for Digital and Public Humanities e con il nascente Venice Actions for NeuroHumanities Hub, con la coordinazione scientifica di Elisa Corrò. Durante i lavori allo scavo sono stati infatti utilizzati caschetti sensoriali, eye tracker e questionari specifici per sviluppare nuove soluzioni di valorizzazione.

Storia degli scavi

L’abbazia dei Santi Ilario e Benedetto fu un importante monastero benedettino ubicato ai margini occidentali della laguna di Venezia, tra le attuali Malcontenta e Gambarare, nella zona chiamata località Dogaletto, nell’attuale territorio comunale di Mira. La storia del monastero è strettamente intrecciata a quella del ducato delle origini (IX secolo) perché costituisce uno dei luoghi simbolo della laguna altomedievale, fondamentale per la ricostruzione delle dinamiche insediative tra VIII e XIII secolo. Di questo monastero non resta niente a vista. Nel XIX secolo furono condotti scavi archeologici che portarono al ritrovamento della basilica a tre navate medievale, frammenti di mosaici pavimentali e una serie di sarcofagi e lapidi tombali. Negli anni 2000 le indagini archeologiche erano riprese. Dopo un’interruzione di una decina di anni, questa collaborazione ripartì nel 2020 grazie a un finanziamento del Comune, con attività d’indagine geofisica pianificate in collaborazione con la Soprintendenza. Le specifiche indagini geofisiche hanno restituito un quadro significativo relativo alla presenza di strutture archeologiche ancora sepolte nell’area dove si ipotizza sia stato fondato il monastero. <Scavare nell’area del monastero di Sant’Ilario significa toccare con mano uno dei punti cardine della Venezia delle origini. Fondato verso gli inizi del IX secolo su terreni della famiglia dei Partecipazi, di questo importante cenobio non restano che le pietre e i mosaici scoperti nel XIX, trasferiti a Venezia e conservati oggi nel cortile del Museo Archeologico. – dice il prof. Gelichi – Le finalità della nostra ricerca non sono solo quelle di ridare vita a quelle ‘pietre’ ma anche di contestualizzarle meglio nello spazio topografico e funzionale originario>.

Futuro parco archeologico

Per Mira si tratta di una ricerca di assoluto valore. Siamo molto contenti di aver ripreso la collaborazione con Ca’ Foscari. Riscoprire questi luoghi è anche un potenziale strumento di sviluppo per il futuro. Vogliamo rendere questo sito un parco archeologico permanente da collegare con la laguna e con la vicina palladiana Villa Foscari, sito Unesco. Lo faremo anche grazie a un percorso ciclabile che verrà realizzato nei prossimi anni e che porterà nuovi visitatori e viaggiatori interessati alla storia, all’arte e alla natura. Il Comune, insieme a Ca’ Foscari, farà il possibile anche per far tornare a Mira gli antichi reperti di Sant’Ilario>.

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