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Segreti d’archivio

Archivio accademia
Manoscritti, disegni e stampe antiche raccontano generazioni di artisti cresciuti nell’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1750 ad oggi

Tra gli scaffali dell’Archivio Storico dell’Accademia s’intrecciano secoli di storia. Fondato nel 1750, l’istituto artistico ha documentato secoli di formazione in registri, manoscritti, opere nate da concorsi di Figura e Architettura. Nei corridoi riecheggiano i nomi di celebri allievi: Giovanni Battista Tiepolo, Giovanni Antonio Canal, Antonio Canova, Francesco Hayez, Amedeo Modigliani, Umberto Boccioni, Emilio Vedova. Il Fondo Storico conserva i disegni degli allievi realizzati tra il 1763 e il 1857, accanto a capolavori di maestri italiani dal XVI al XIX secolo, provenienti in gran parte dalla collezione di Giuseppe Bossi. La Biblioteca Antica custodisce oltre 4.000 volumi pubblicati tra la fine del XV secolo e il 1830, tra cui figurano edizioni rare come la “Hypnerotomachia Poliphili” e la “Divina Proportione”. A completare il patrimonio, una raccolta di stampe antiche con opere di Andrea Mantegna, Albrecht Dürer, Giambattista Piranesi, oltre ai 20.000 effigi della Pinacoteca Corneliana. La Quadreria ospita, tra gli altri tesori, l’autoritratto di Francesco Hayez del 1862, mentre il fondo dell’Associazione Incisori Veneti raccoglie oltre 4.500 incisioni realizzate da 350 artisti.

"Hypnerotomachia Poliphili"

“Hypnerotomachia Poliphili”, stampato a Venezia da Aldo Manuzio nel 1499, segue il viaggio onirico di Polifilo, un amante errante alla ricerca di Polia. La sua avventura, carica di simbolismi e riferimenti all’amor cortese, ricorda “Le metamorfosi” di Apuleio e s’inscrive nella tradizione dei romanzi cavallereschi. Attraverso giardini incantati, architetture visionarie e paesaggi classicheggianti, il protagonista affronta prove iniziatiche che lo avvicinano, passo dopo passo, alla sua amata e, forse, ad una verità più profonda. Il linguaggio, cosiddetto “polifilesco”, è un labirinto di parole inventate: un intreccio di italiano, latino, greco, e persino termini ebraici e arabi. Anche i geroglifici egiziani trovano spazio tra le pagine, sebbene interpretati in chiave simbolica. Il nome del suo autore resta avvolto nel mistero. Nel corso dei secoli, il libro anonimo è stato attribuito a personaggi illustri, da Leon Battista Alberti a Giovanni Pico della Mirandola, persino allo stesso Manuzio. Eppure, un enigma nascosto nel testo sembra svelare qualche dettaglio in più: le iniziali dei 38 capitoli compongono un acrostico che recita «frate Francesco Colonna amò intensamente Polia».

Il disegno nella didattica del XIX secolo

Nelle aule il fruscio delle matite sulla carta accompagna il lavoro instancabile degli allievi. Il disegno è il primo esercizio per affinare il tratto, studiare luci e ombre, riprodurre con precisione ed espressività le forme della realtà. Alla fine di ogni anno accademico, il loro impegno viene celebrato in una solenne cerimonia con autorità cittadini e l’intero corpo docente. Gli studenti che si distinguono per il maggior numero di disegni pregevoli ricevono ambite medaglie d’argento: dieci del valore di dodici fiorini per le opere di invenzione e venti di nove fiorini per i lavori d’imitazione. I disegni premiati vengono esposti con il nome dei loro autori e, nella maggior parte dei casi, conservati nell’archivio nell’Accademia, come testimonianza del talento che vi si coltiva. Dalla seconda metà dell’Ottocento, con la riforma didattica introdotta dal Presidente Pietro Selvatico, l’istituto continua a premiare il talento, ma i disegni non vengono più trattenuti e tornano agli autori.

Le effigi della Pinacoteca Corneliana

Re e regine, papi ed imperatori, cardinali e scienziati, artisti e condottieri. L’opere dell’abate Giampietro Antonio Corner, figlio del più famoso Flaminio, è un mosaico di esistenze in 89 volumi con oltre 20.000 effigi: un’enciclopedia di «uomini illustri di ogni tempo» della società veneziana ed europea, suddivisi per epoca, sequenza genealogica e categorie. Le stampe, spesso tratte da medaglie, dipinti, lastre tombali, sono uno specchio del gusto e dell’erudizione del tempo. Appartenuti originariamente alla biblioteca del monastero camaldolese di San Michele in Isola, in cui erano collocati in un’apposita stanza denominata Pinacoteca Corneliana, i volumi arrivano in Accademia con l’approvazione delle leggi napoleoniche del 1806 e del 1810. Quando numerose comunità e congregazioni religiose vengono soppresse, le opere collezionate vengono devolute ad istituzioni di cultura affinchè potessero avere «un uso vivente» nella formazione dei cittadini.

L’archivio è aperto al pubblico martedì e mercoledì dalle 10:00 alle 14:00, esclusivamente su appuntamento. Per concordare una visita è necessario inviare una mail all’indirizzo archiviostorico@accademiavenezia.it indicando argomento e scopo della ricerca. In sede verrà compilato un apposito modulo con i dati personali ed ulteriori informazioni sulla ricerca.

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