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Sergio Boldrin: quattro giostre per raccontare il mondo

Le creazioni in mostra al Museo delle Scienze di Trento sono occasione per conoscere l’arte del maestro mascheraio che ha conquistato l’America

Quattro giostre dedicate alle antitesi della vita con le maschere di Sergio Boldrin de La Bottega dei Mascareri di Venezia sono tra i pezzi principali della mostra “Anima Mundi. La Giostra della vita”, allestita al MUSE, il Museo delle Scienze di Trento con sede a Palazzo delle Albere. Tutto è in perenne rotazione nella giostra della vita dove gli opposti si rincorrono e non si annullano. Questo il tema della mostra, ideata da Stefano Zecchi e curata da Beatrice Mosca con progetto di allestimento di De Ponte Studio, inaugurata il 13 luglio e visitabile fino al 29 ottobre, che presenta un’esperienza museale inedita e immersiva. In esposizione i lavori di artisti e artigiani come Koen Vanmechelen, Sebastian Brajkovic, Marta Klonowska, Marcello Pietrantoni e la collaborazione di Berengo Studio. Delle nove giostre esposte, che girano a simboleggiare gli opposti, quattro sono di Boldrin, unico artigiano mascheraio in mostra, e a ciascuna di queste è dedicata una sala. Sono 75 in totale le maschere che ha realizzato con il supporto del fratello e del nipote per le giostre. “Sole Luna” presenta sei lune e sei soli, mentre “Salute Malattia” è allestita da sette medici della peste e da sette bacchi rubicondi. Molto suggestiva la giostra “Vita Morte” con le foglie appese in foglia d’oro che rappresentano la natura rigogliosa e quelle a terra per denunciare la natura che muore per via dell’inquinamento. “Angeli Demoni” presenta poi sette angeli e sette diavoli, incorniciati a vuoto, dove si contrappongono i colori oro e rosa dei putti con le cromie severe del nero e rosso scuro dei demoni. Inoltre altri angeli sono appesi nella stanza idealmente in contrapposizione ai peccati dell’uomo.

Come da antica tradizione

La poesia delle creazioni di Boldrin nasce dalla materia grezza, dal duro lavoro con cui modella creta, gesso e cartapesta, insieme all’utilizzo di colla e olio. Tutte le maschere plasmate da Boldrin sono infatti realizzate a mano in cartapesta secondo una lavorazione che risale al 1150, cosa ormai assai rara da trovare in città. I temi si rifanno ai classici della letteratura e della commedia dell’arte, spesso attualizzati alla luce dei problemi odierni. Il procedimento per realizzare lo stampo di una nuova maschera ha diversi passaggi: <Prima di tutto si prepara il positivo in creta. – spiega il maestro mascarer – Quando si è certi che può garantire un risultato ottimale questo viene ricoperto con il gesso. Asciugato il gesso lo si capovolge per togliere il positivo di creta e ne resta il negativo, ovvero il calco, su cui poi si va a creare la maschera>. Ogni calco viene così poi ricoperto di cartapesta per dare forma alle maschere che in seguito vengono lavorate con colori e motivi differenti.

Gli inizi

Il mestiere artigiano di Sergio Boldrin, nasce seguendo l’istinto. Dopo essersi formato come elettricista ed elettromeccanico, a 18 anni trovò però lavoro come commesso alla gioielleria Bauta in Calle dell’Orologio, di cui dopo pochi anni divenne direttore. Fu qui che durante la pausa pranzo nel retrobottega iniziò a documentarsi e sperimentare la realizzazione delle maschere. D’altronde a lui dipingere piaceva fin da piccolo, tanto che già a 17 anni realizzava quadri che vendeva a San Marco, ed ora è inoltre un affermato pittore. Nell’82 però, quando la Bauta chiuse, decise di aprire una bottega di maschere ai piedi del Ponte di Rialto, a fianco alla chiesa di San Giacometto, e coinvolse nel progetto anche suo fratello Massimo, appassionato di decorazioni. <Quando abbiamo aperto siamo partiti con una decina di calchi e i commercianti della zona mi dicevano che non sarei durato nemmeno un anno> racconta. Sergio invece ha vinto la scommessa e la sua passione è diventata il suo mestiere. Oggi ha oltre 300 calchi diversi e nei due atelier, quello di Rialto e un altro in Calle dei Saoneri, oltre al fratello, a supportarlo ci sono la figlia, il nipote e un aiutante: <Vieste però le tante richieste – continua Boldrin – ci vorrebbero ulteriori aiutanti e un altro punto vendita>.

L’America

L’unicità del suo lavoro è in particolare riconosciuta all’estero: molte le mostre in cui ha esposto le sue maschere in città come Londra e Parigi, ma è in America che ha riscosso il maggior successo, esponendo in particolare a New York e Los Angeles. Numerose anche le collaborazioni con il teatro e il cinema, indimenticabili le maschere realizzate per l’ultimo film di Stanley Kubrick, “Eyes Wide Shut” del 1999. E poi una collaborazione nata per caso: <Un giorno un collezionista di bandiere vide una mia maschera con grido che riprendeva i colori della bandiera Americana, realizzata in ricordo delle vittime dell’11 settembre. – ricorda infine – Due anni dopo tornò in negozio comunicandomi che la maschera sarebbe stata esposta all’ingresso della mostra allestita al Smithsonian Museum in ricordo dell’attentato>.

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