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Sigaretta elettronica: meno nociva per la salute orale?

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di Giuliano Nicolin, dentista a Mestre

La sigaretta elettronica ha fatto la sua comparsa nel mercato statunitense nel 2006, pubblicizzata, almeno all’inizio, come un’alternativa alle sigarette convenzionali, nonché come uno strumento per smettere di fumare. Questo perché si sosteneva fosse meno nociva. Non molto tempo dopo, però, numerosi studi hanno dimostrato come non fosse affatto piùsalutare”, anzi. L’uso di questo tipo di prodotti, oltre al danno polmonare, comporta una serie di conseguenze negative anche ad altri distretti, come quello orale.

È ciò che emerge, ad esempio, da uno studio pubblicato sul Journal of the American Dental Association in cui è risultato che la sigaretta elettronica fa aumentare il rischio di carie. Per dimostrarlo, gli autori hanno esaminato le cartelle cliniche dei pazienti che si sono sottoposti alle cure presso la Tufts University School of Dental Medicine negli Stati Uniti: i dati di 13.216 pazienti analizzati hanno confermato questa correlazione.

Foto di Roland Mey da Pixabay
Svapo: i danni della sigaretta elettronica al cavo orale

Lo svapo, infatti – dice lo studio – prevede l’utilizzo di un dispositivo elettronico che riscalda il liquido producendo un aerosol che viene inalato: alcuni dei suoi componenti aderiscono ai tessuti duri e molli della cavità orale. I liquidi da svapo contengono di solito una base che include glicole propilenico (un composto chimico) e glicerina, nicotina e aromi vari.

È stato riscontrato che l’aerosol viscoso prodotto durante lo svapo non solo aumenta l’adesione microbica e la formazione di biofilm a livello orale, ma consente anche allo Streptococcus mutans di aderire più agevolmente allo smalto. Gli aromi, poi, sono composti da saccarosio e questo – vari studi in vitro lo hanno dimostrato – può aumentare sostanzialmente la demineralizzazione dello smalto e la formazione di carie.

Foto di Dieter Löffler da Pixabay
Sigarette elettroniche e diffusione fra i giovani

Le sigarette elettroniche, inoltre, grazie all’immagine più edulcorata e apparentemente meno rischiosa cui sono associate, hanno fatto aumentare il numero dei fumatori, specie tra i più giovani. Il fumo, però, resta un importante problema sanitario a livello globale: si stima causi più di 8 milioni di morti all’anno nel mondo e ben 93mila solo in Italia (fonte Ministero della Salute). Non incide solo sul carcinoma polmonare, ma, come ormai ben sappiamo, ha conseguenze nocive anche sul sistema cardiovascolare, sulla resistenza immunitaria e, non da ultimo, sul cavo orale.

Oramai è assodato, infatti, che il fumo in generale rappresenta un fattore di rischio per una malattia grave della bocca, la parodontite, quella che un tempo era definita piorrea. Questa patologia comporta la perdita dei denti con conseguenti problemi estetici e per la masticazione, notevoli implicazioni economiche, nonché danni psicologici. Non solo il fumo in sé rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia, ma favorisce anche la progressione della parodontite, la mancata o ridotta risposta alla terapia, e fa aumentare la profondità delle tasche parodontali, sintomo specifico della patologia.

Fumo e danni ai denti: meglio smettere di fumare

Il fumo, inoltre, fa aumentare quantitativamente e qualitativamente la placca, le specie più patogene per le gengive, e riduce la risposta immunitaria perché diminuisce l’afflusso periferico del sangue. La conseguente vasocostrizione crea un “effetto maschera” per il paziente: a parità di infiammazione, la gengiva non sanguina come in un non fumatore e ciò ritarda la presa di coscienza della patologia.

La buona notizia è che da tempo ormai sono state messe al bando le sigarette aromatizzate a vari gusti, poiché si ritiene “ingannino” il fumatore circa la loro pericolosità. La cosa migliore, però, è una sola: smettere di fumare. Al di là della sigaretta che si usa, il fumo fa male sempre: alla salute in generale ed anche a quella orale.

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