Internet inquina. Spesso non ci si pensa perché, rispetto a un veicolo a motore, non si ha la percezione delle emissioni che sono legate al mantenimento online dell’intera rete e alla possibilità di connessione. I server, i grandi computer in cui si raccoglie buona parte dell’informazione che consumiamo ogni giorno, richiedono elevati quantitativi di energia elettrica e anche i nostri dispositivi, come smartphone e computer, ogni volta che eseguiamo un’azione online, producono emissioni. Questa corrente non sempre infatti è prodotta da energia rinnovabile a impatto zero, quindi anche un click o la lettura di una pagina web può avere un impatto sull’ambiente.
Il Gruppo San Benedetto, che da 40 anni si impegna nel ridurre la propria impronta carbonica, lo fa attraverso azioni precise come ridurre il quantitativo di plastica (PET) impiegata per realizzare le proprie bottiglie e riciclarla, migliorare i processi produttivi e l’acquisto di crediti compensativi per progetti che assorbano lo stesso quantitativo di CO2 emessa dall’attività dell’impresa. Per questo non sorprende che l’azienda abbia pensato anche all’impatto del proprio sito web. «Siamo stati tra le prime aziende in Italia ad aver messo l’impegno nei confronti della natura che ci circonda al centro del nostro operato – dichiara Vincenzo Tundo, Direttore Commerciale e Marketing Italia – per questo abbiamo scelto di analizzare ed ottimizzare anche l’impatto ambientale del nostro portale che rappresenta la vetrina digitale dei nostri prodotti per il mondo».
Secondo il Global Carbon Project, un gruppo di ricerca formato da scienziati e ricercatori del network Future Earth e del Word Climate Research Program, se Internet rappresentasse un Paese, le sue emissioni di CO2 sarebbero al quarto posto al mondo, subito dietro a Cina, Stati Uniti d’America e India. Questo deriva in parte dal grande assorbimento di energia, in prevalenza da fonti fossili, impiegata da data center e dispositivi di navigazione, ma anche dall’inefficienza delle pagine web. Di questo tema si occupa Karma Metrix, una società benefit, che certifica il consumo di energia di un sito Internet, seguendo i principi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.
In questo modo, scansionando le pagine di un intero dominio (l’insieme degli indirizzi con ad esempio diffusi suffissi “.it” o “.com”), la piattaforma sviluppata di Karma Metrix permette di calcolare il consumo di energia che il server, il computer in cui è salvato e reso accessibile un sito, impiega per rispondere alle chiamate di download di contenuti dai nostri dispositivi e quanto è efficiente a caricare le pagine web, come vengono utilizzati i contenuti multimediali (immagini e video più sono grandi e di qualità e più dati da scaricare utilizzano). Infatti la tipologia di server e di tecnologia di hosting (la pratica di pubblicare online un sito) oltre all’infrastruttura dati hanno un impatto sul consumo di energia dei nostri smartphone e computer. Meglio lavora un sito e meno sforzo richiede per essere letto, riducendo il proprio impatto ambientale.
«Sono oltre 10 anni che lavoriamo costantemente per abbattere le emissioni di CO2 in tutte le fasi del ciclo di vita dei nostri prodotti – aggiunge Tundo – ed è per questo che abbiamo deciso di agire anche sul nostro sito, ottimizzandone il consumo energetico». Si tratta della prima azienda del settore bevande che intraprende questo percorso, con un portale che produce 0,71g di CO2 per visualizzazione di pagina, per un totale di 0,2 tonnellate in un anno. Un piccolo tassello che si inserisce in un percorso che prosegue l’innovazione introdotta nel 2010 con la prima acqua minerale Carbon Neutral a cui due anni dopo si affianca la Linea Ecogreen, dove tutte le bottiglie compensano al 100% le emissioni di CO₂ con l’acquisto di crediti per finanziare progetti di riduzione dei gas effetto serra, è stata anche la prima linea di prodotti in Italia a ricevere dal Ministero dell’Ambiente la validazione nel Programma per la valutazione dell’impronta ambientale.
Inoltre il gruppo ha lanciato il “Progetto Network”, un’iniziativa volta a valorizzare il consumo di acque locali di alta qualità, preservando da un lato le risorse idriche in tutto il territorio nazionale e dall’altro riducendo l’incidenza della logistica con minori emissioni di anidride carbonica. In questo modo nei siti strategici di Scorzè, Pocenia, Donato, Viggianello, Atella e Popoli, si produce quello che viene poi bevuto localmente dai consumatori. Questo percorso è stato un’opportunità anche per diffondere a livello nazionale l’impegno verso la sostenibilità, nel solo 2023 in questo modo sono state risparmiate 40.275 tonnellate di CO₂ evitando di far percorrere migliaia di km a mezzi pesanti su ruote.
Ma perché un’azienda dovrebbe orientarsi verso la sostenibilità? Le imprese offrono lavoro e producono benessere, ma senza un ambiente ospitale sono aspetti che diventano inutili. Per questo l’impegno alla sostenibilità è una promessa e sempre più una scommessa per il futuro. L’innovazione, l’organizzazione e l’offerta che offre un organizzazione dovrebbe essere guidata da questi principi. Si tratta di una filosofia, di un “sentire” aziendale, che se fatto nel modo corretto orienta non solo il modo di fare, ma quello di pensare in un’impresa, San Benedetto lo sta facendo in modo rigoroso, con un approccio scientifico perché il rischio che venga percepito come un’operazione di facciata dall’esterno è sempre presente.
Le ultime ricerche sui consumatori, come quella di GFK Eurisco (Report novembre 2023), certificano un aumento del +4% a livello nazionale della fascia di acquirenti attenti all’impatto ambientale e alla sostenibilità dei prodotti, almeno 1 persona su 5 si dichiara attenta a questi aspetti in fase di acquisto. Insomma cresce la responsabilità di sapere che anche piccole azioni, possono avere grandi impatti. La pressione del pubblico può avere un influsso sulle aziende, ma la grande sfida verso il miglioramento delle condizioni del pianeta dipende in larga parte dal comparto produttivo, certo non tutte le organizzazioni sono grandi gruppi, nel nostro Paese il 99% sono piccole e medie imprese (PMI), ma iniziare a sviluppare comportamenti sostenibili non è impossibile a partire da ottimizzare i processi per ridurre gli sprechi, tutti insieme è possibile fare qualcosa, anche ottimizzando un sito Internet o evitando di mandare troppe mail e allegati quando non è necessario.
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