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Squalo volpe salvato con LIFE European Sharks a Jesolo

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Il raro esemplare è stato salvato grazie alla formazione del progetto europeo

«Nessuno protegge qualcosa che non ama – racconta Eleonora De Sabata, la portavoce di LIFE European Sharksma se si impara a conoscere gli squali, si comprende il ruolo importantissimo che hanno nei mari, soprattutto nel Mediterraneo. Per questo siamo molto soddisfatti che una delle guide di Aigupp (Associazione Italiana Guide Professionali di Pesca) che ha seguito i nostri corsi abbia salvato un esemplare di squalo volpe, sempre più raro, liberandolo nel modo corretto al largo di Jesolo: è necessario infatti tagliare la lenza più possibile vicino all’amo per risparmiare l’animale, che sopravvive anche con l’amo in bocca, che nel tempo si spezza».

«Oltre alla soddisfazione di vedere i risultati concreti della nostra attività di formazione – aggiunge – siamo entusiasti della risposta dei pescatori e dei frequentatori abituali del mare, che hanno capito che grazie agli squali si mantiene un equilibrio fra le specie, proprio come fanno i leoni sulla terraferma. Questi animali non sonocattivicome sembra e l’uomo non è una loro preda per il cibo, mentre a molti potrebbe stupire che noi mangiamo abitualmente squali, come il palombo, lo spinarolo e la verdesca. Ma dato il loro esiguo numero dovremmo cibarci di pesci più sostenibili, per questo stiamo lavorando anche con degli chef per cambiare le abitudini alimentari e preservare il mare».

Il progetto LIFE European Sharks: fare rete per salvare gli squali

 Il progetto LIFE European Shark ha preso avvio da ottobre 2023 e si concluderà entro il 2027. Si tratta di un’attività co-finanziata dalla Commissione Europea che opera in Francia, Spagna, Italia, Slovenia e Croazia con l’obiettivo di salvare il maggior numero di esemplari di squalo dell’ottantina circa di varietà che vivono nel Mediterraneo, di cui la metà è a serio rischio di estinzione. Infatti non tutte le specie sono protette e in generale nessuna gode di ottima salute a livello di popolazione. I partner del progetto sono le Università di Spalato e Firenze, le capitanerie di porto, l’acquario di Livorno, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e due cooperative di pescatori, una a Trieste e l’altra in Sicilia.

«Il cuore dell’attività sono i corsi di formazione verso le capitanerie di porto e i pescatori in materia di leggi e regolamenti esistenti – spiega la portavoce – e verso le guide e chi pesca a livello ricreativo per rilasciare in modo corretto gli animali e salvarli. Può capitare infatti di pescare accidentalmente gli squali a canna o con le reti ed è importante non tirarli mai fuori dalla acqua, soprattutto facendo presa sulle narici o le branchie che per loro sono punti sensibilissimi. Oltre a queste minacce gli squali sono vulnerabili anche per la modifica del loro habitat, soprattutto per le femmine che vedono invadere l’ambiente in cui nascono i loro piccoli, in questo ci vengono incontro i subacquei con la pulizia dei fondali e le segnalazioni di dove si radunano gli esemplari, in modo da concentrare i nostri sforzi dove serve di più».

Perché è importante difendere gli squali nel Mediterraneo

Il Nord Adriatico è una zona importante sia per gli esemplari di ventresca che di squali volpi, qui infatti le femmine gravide fanno nascere i loro cuccioli, proprio per questo se si pesca un esemplare femmina è bene liberarla subito. «Lo squalo è per il mare quello che il leone è per la savana – spiegano da LIFE European Sharks – l’animale è un predatore al vertice della catena alimentare e, quindi è fondamentale per mantenere l’equilibrio in natura. Hanno una biologia molto particolare, oltre a vivere anche fino a 50/60 anni, fanno pochi figli e in media a partire dai 15/16 anni d’età. Di quelli che depongono le uova, come gattucci e gattopardi, un ovetto ci mette 7/8 mesi per schiudersi e il 50% non ce la fa, mangiato da molluschi e stelle marine».

«Insomma la vita è piuttosto dura per uno squalo – aggiungono – già sono pochi e se vengono pescati anche non volendo, come i “cagnoletti” in laguna di Venezia, il rischio è di perderli per sempre. Il loro è un ruolo importantissimo: si cibano di animali vecchi e malati, evitando che le malattie si diffondano. Lo squalo risente della rappresentazione che gli è stata costruita addosso al cinema, ma non si tratta di animali feroci a priori, quando hanno fame cercano da mangiare e se devono “sentire” chi si trovano davanti usano il loro muso, il principale strumento di interazione che hanno. Il nostro obiettivo è raccontare a più persone possibile questo animale, che non è una minaccia concreta per l’uomo nei nostri mari, tanto che i casi di attacco sono rarissimi».

Il ruolo dei pescatori e degli amanti del mare, ma anche degli chef!

«Abbiamo avuto un ottimo riscontro con i pescatori professionisti – chiarisce De Sabata – per quasi nessuno gli squali o le razze sono specie commercializzabili. Li stiamo coinvolgendo nella ricerca di soluzioni, fra queste è nataRadio squalo”, un modo per segnalare la presenza di specie come lo squalo elefante da 8/9 metri, che vive in superficie e ha una pinna dorsale molto visibile. In questo modo chi ha delle reti può recarsi lì per ottimizzare i propri tempi e liberare gli squali prima che le danneggino, visto che sono strumenti fondamentali per il loro lavoro. I veri amanti del mare, soprattutto i più anziani, hanno visto come è cambiato l’ecosistema e sono disponibili ad aiutarci a preservarlo».

«Per salvare veramente gli squali però dovremmo cambiare tutti abitudini alimentari – conclude – stiamo cercando ad esempio di far scoprire agli appassionati di caciucco livornese che il palombo è a concreto rischio di estinzione, tanto che quello locale è scomparso e si usa quello adriatico, pescato anche al largo di Venezia. Ci siamo abituati a mangiare tranci di pesce spada, tonno, spigole e orate di allevamento trascurando pesci che hanno cicli riproduttivi veloci e che non sono a rischio come il pesce azzurro. Si tratta di buon senso per salvare l’equilibrio dei nostri mari, specie come lo squalo bianco o quello smeriglio, predatori di pesci, calamari e crostacei sono stati decimati, per questo abbiamo ingaggiato e stiamo collaborando con degli chef per portare un cambiamento anche a tavola. Come ci ha detto una signora saggia “la zuppa di pesce si fa con quello che dà il mare, per cui anche il caciucco si può variare”».

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