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Tiberiade, seconda apertura nel segno della solidarietà

Prosegue la missione di Tiberiade a Venezia che pochi mesi fa ha inaugurato un altro negozio a San Polo. De Pra, tra le fondatrici: «Cerchiamo volontari»

Nel cuore di Venezia c’è ancora posto per la sostenibilità. Questo è quello che dimostra una realtà come quella di Tiberiade che, dopo aver aperto il primo Charity Shop diversi anni fa in campiello dello Spezier, vicino a San Stae, da aprile ha inaugurato un ulteriore negozio dell’usato ai piedi del ponte de la Madoneta, vicino a campo San Polo, continuando la sua missione solidale. Tiberiade è una realtà nata nel 2012, totalmente formata da volontari, con l’obiettivo di unire più persone possibili per fare del bene alla comunità, aiutando con il ricavato delle vendite persone in difficoltà economica e realtà bisognose.

«Siamo una decina di volontari divisi in due negozi, cerchiamo sempre nuovi aiuti ma non è facile trovare persone disposte ad aiutarci con persistente entusiasmo» dichiara Lucia De Pra, una delle fondatrici. «La nostra realtà nasce in strada con l’evangelizzazione, ci occupiamo di temi di prevenzione e sensibilizzazione in collaborazione con la parrocchia di San Cassiano. Nel momento in cui ci siamo trovati in difficoltà nel mantenere attivo questo progetto a livello economico abbiamo aperto il primo negozio, dividendo gli incassi tra l’evangelizzazione di strada, la parrocchia, le emergenze e il progetto Cittadella Cielo di Nuovi Orizzonti a Belluno, dove accolgono persone in difficoltà».

La risposta veneziana al fast fashon

Entrambi i negozi sono stati dati in comodato d’uso da parte di privati che aderiscono al progetto e che hanno reso disponibili gli spazi. All’interno di essi non si trovano solo vestiti ma anche utensili vari, argenteria, vetreria e giochi da tavolo: «Spesso le persone ci portano di tutto. Noi per questione di spazi non possiamo esporre ogni cosa, ma cerchiamo di accettare ciò che è in ottimo stato. Purtroppo, vista la carenza di volontari e di tempo, siamo costretti a rifiutare gli oggetti che non sono in buone condizioni o che presentano difetti e usura, anche se sarebbero recuperabili».

Particolare attenzione è rivolta al mondo della moda: il fast fashion, infatti, ha accelerato il disuso di alcuni capi, riducendo il loro ciclo di vita sociale ma non quello organico: «Vogliamo dare anche una seconda chance ai capi di abbigliamento. – continua De Pra – A volte ci arrivano articoli che hanno ancora l’etichetta, portandoci a determinate riflessioni sulla società attuale, anche considerato il costo umano che si ha per la produzione di certi vestiti in alcuni paesi del mondo».

Molti più clienti

Il nuovo Charity Shop si trova tra San Polo e Rialto in un negozio storico, con la vetrina che segue i gradini del ponte de la Madoneta. È stato sistemato interamente dai volontari per abbattere i costi: stiamo parlando di una realtà che sopravvive a guadagno zero, quindi i volontari fanno tutto il possibile per mantenere in piedi l’attività senza richiedere sussidi e/o interventi statali.

Anche se aperto da pochi mesi, si differenzia già dall’altro negozio: questo infatti, essendo più di passaggio, attira numerosi visitatori e persone curiose che affollano il Charity già dalle prime ore di apertura. «Siamo molto contenti della risposta avuta dai clienti e dai nostri collaboratori. Il vicinato ha accolto bene la nostra apertura e speriamo si possa instaurare un clima positivo come quello che avvolge l’altro negozio» ha spiegato Roberto Barison, un altro dei fondatori e volontario.

Anche luogo di ritrovo

Il primo negozio vicino a San Stae col tempo ha creato un giro di persone che non solo comprano, ma che spesso si fermano anche solo per chiacchierare e raccontare la loro storia, instaurando così un legame con i volontari e un ambiente accogliente in tutto il quartiere. Venezia non è solo turismo mordi e fuggi ma, grazie alle azioni di persone come Roberto e Lucia, veneziani doc, anche un ambiente accogliente, solidale e che ambisce a fare del bene indistintamente.

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