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Un centro del riuso a scuola presso il Querini di Mestre

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Un’iniziativa per dare una seconda vita agli oggetti e insegnare l’economia circolare

Buone abitudini fin dai banchi di scuola? All’Istituto Comprensivo Francesco Querini di Mestre, che raggruppa classi dall’infanzia fino alle medie, ne sono convinti, tanto da aver creato un vero e proprio centro del riuso in un plesso. «Ridurre, riciclare, risparmiare sono elementi essenziali per proiettare le future generazioni verso un nuovo sviluppo sostenibile – spiega la Dirigente Scolastica Giovanna De Angelis – ma oltre a quello sulla sostenibilità, abbiamo pensato anche di agire sull’aspetto della solidarietà mettendo a disposizione oggetti per chi magari non ha la possibilità di acquistarli».

Infatti l’unica regola per il funzionamento del progetto “non lo usi? SCAMBIALO”, partito a dicembre 2024 e ideato dalla professoressa di matematica e scienze Ludovica Bastianetto, coinvolgendo le classi 1C e 2C del plesso delle medie Salvo D’Acquisto, è che per prendere un oggetto è necessario consegnarne un altro. «Non è importante la contropartita in termini di valore – spiegano dalla scuola – ma il gesto di dare per avere, della reciprocità e della messa in condivisione. Oltre a mandare un messaggio forte contro lo spreco volevamo insegnare ai nostri studenti a pensarsi non solo parte di una comunità, ma anche a capire il valore del gesto di donare qualcosa a chi potrebbe averne più bisogno, anche senza una uno scambio alla pari».

L’idea di un progetto di riuso e la gestione affidata alle classi

Dopo una fase pilota lo scorso anno, gestita dall’attuale 3C, il progetto ha debuttato in questo anno scolastico come simulazione di gestione di una vera e propria piccola impresa. Infatti, nonostante il controllo delle attività da parte della professoressa Bastianetto, studentesse e studenti si gestiscono autonomamente la turnazione dell’apertura del punto di scambio, facendosi carico dell’allestimento del banchetto, della registrazione degli oggetti ceduti e acquisiti oltre a seguire alla lettera il rispetto del regolamento stilato sempre dagli alunni stessi. Lo scopo dell’attività è creare cittadini con la “C” maiuscola, che oltre a seguire delle regole imparino a ritrovare valore per gli altri negli oggetti, senza gettarli nei rifiuti.

L’idea della docente, che è anche responsabile del plesso di via Catalani, infatti era quella di responsabilizzare i giovani attraverso un progetto di educazione civica, per far apprendere non solo competenze gestionali e imprenditoriali, ma sensibilizzando al tema del riciclo e del riuso. Il punto di scambio viene aperto tre volte la settimana, con l’obiettivo di ridurre la produzione di rifiuti e promuovere la cultura della condivisione, dimostrando il ruolo che ognuno può avere nella tutela dell’ambiente, che non deve rimanere solo oggetto di studio nelle ore di Scienze. L’attività rientra nel progetto “Non rifiutare!”, inserito all’interno del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, che prevede il monitoraggio della quantità di oggettisalvati dalla discarica”, valutando la soddisfazione degli studenti per trovare margini di miglioramento e rendere strutturale l’iniziativa.

Come funziona “non lo usi? SCAMBIALO” all’istituto Querini

Le regole sono semplici: tutto quello che viene consegnato deve essere in buono stato (anche nuovo al limite se inutilizzato) e non ci devono essere forme di pagamento, lo scambio è rigorosamente gratis. L’accesso avviene in giorni stabiliti e di solito durante la ricreazione dove ogni classe gestisce a turno il baratto. Infatti per poter usare ilservizio” è necessario essere muniti di un oggetto da scambiare con un altro, non è possibile fare un deposito, la reciprocità è uno dei pilastri di questa iniziativa. Il bene che si scambia non deve essere equivalente, l’importante è che il rapporto sia 1:1. Tutti gli oggetti che rimangono in giacenza non oltre due mesi, verranno riconsegnati al legittimo proprietario.

Ma che cosa offre maggiormente il punto di scambio? «Le categorie più frequenti sono la cancelleria, che è di maggior uso e consumo anche nell’immediatezza, per esempio tanti studenti se si accorgono che manca loro qualcosa corrono a scambiare – raccontano dalla scuola – poi sono stati consegnati parecchi vestiti, fra cui anche divise scolastiche che non andavano più bene, ma anche borracce, corde per saltare, astucci, materiale didattico, giochi in scala e… abiti etnici!». Anche i docenti hanno contributo all’inizio, rimpinguando l’armadio che fa da “magazzino” portando oggetti per dare avvio al progetto. L’attività durerà fino alla fine dell’anno scolastico, con una gestione completa dei ragazzi e la sola apertura e chiusura dell’armadio da parte della prof. Bastianetto, che valuterà i tempi e le modalità di circolarità degli oggetti, supervisionando il tutto.

Quale risposta dai ragazzi? Il riuso col baratto piace alla Querini

«L’iniziativa è stata talmente un successo che oltre ad avere continuità sono i ragazzi stessi che chiedono di partecipare coinvolgendo interamente le classi – spiegano gli insegnanti – è come se effettivamente fosse una sorta di piccola attività aziendale a scuola. Gli studenti infatti hanno fatto pubblicità per il plesso distribuendo volantini per ogni classe e ad ogni ricreazione dove è previsto il banchetto, il via vai è sempre continuo e presente. Temevamo un grande entusiasmo iniziale e poi un calo fisiologico, invece l’idea sta dimostrando un interesse vivo, anche grazie alla gestione e l’impegno degli stessi alunni. Un successo anche apprezzato dai loro genitori».

«Dai colloqui infatti è emerso una soddisfazione da parte delle famiglie – concludono –  che ci hanno chiesto di replicare il progetto anche alla scuola primaria, tanta è la voglia di diffondere l’idea che ha avuto un buon successo anche attraverso i canali di social network. Molti nuclei non hanno grandi possibilità economiche, soprattutto in un istituto multietnico come il nostro e questa è così anche una grande opportunità di inclusione, abbiamo avuto mamme che ci hanno ringraziato perché i loro figli grazie al baratto hanno potuto avere la felpa della scuola che non potevano permettersi. Insomma, i ragazzi ci stanno dando una bella lezione di sensibilità e integrazione, rafforzando l’idea di una scuola “comunità”, che raccontiamo attraverso il nostro giornalino “Arcobaleno di notizie” e che canteremo insieme grazie a un inno scolastico, generato con l’intelligenza artificiale, che stiamo facendo scegliere attraverso un contest!».

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