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Un viaggio nei mondi di Marco Polo

Ha aperto a Palazzo Ducale a Venezia la mostra che con oltre 300 opere racconta le suggestioni descritte dal mercante autore de “Il Milione”

Viaggiando si impara l’inclusività culturale. È questo il messaggio più importante che Marco Polo ha lasciato ai posteri. È grazie al mercante veneziano, infatti, se l’Oriente è diventato meno lontano e sconosciuto. Tantissimi furono i paesi che visitò nei suoi viaggi lungo l’Est, ed è proprio nel presentare i principali mondi che ha conosciuto in oltre vent’anni – Armenia, Islam, Cina e India – che si concentra la mostra “I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento”, a cura di Giovanni Curatola e Chiara Squarcina, organizzata nell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale a Venezia fino al 29 settembre, nell’ambito delle iniziative promosse dal Comune di Venezia e dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei 700 anni della morte di Marco Polo. L’esposizione punta infatti a raccontare, con oltre 300 opere provenienti da importanti musei orientali, le suggestioni descritte da Polo nella sua opera letteraria “Il Milione”, in cui racconta la geografia storica, culturale, politica e umana dell’Europa, del Medio Oriente e dell’Asia del Duecento. Un patrimonio incredibile di abitudini, usi, costumi e idee, compreso il racconto delle religioni: da quella cristiana nelle varie declinazioni, compresa quella nestoriana, il culto e i misticismi dell’Islam, dei Cinesi Confuciani, Buddhisti, Taoisti e dell’Induismo in India. «Marco Polo è colui che ha scolpito il ponte tra Occidente e Oriente. Lui era un mercante che ha guardato per capire, ha ascoltato per comprendere e ha imparato per condividere» ha detto la curatrice Chiara Squarcina, nonché direttrice scientifica MUVE.

La casa e il testamento

Il percorso della mostra parte dalla ricostruzione digitale della casa di Marco Polo, che si trovava dove ora sorge il Teatro Malibran. La casa-fondaco dei Polo è stata ricostruita grazie a degli inediti reperti, tra capitelli, formelle, colonne e frammenti di cornici recuperati, frutto di recenti scavi e studi. Nella prima stanza è anche preziosamente custodito il testamento del mercante, allestito tra oggetti, monete, tessuti, ceramiche e spezie del tempo che non manca mai di nominare nel suo racconto nato dall’incontro con Rustichello da Pisa nelle prigioni genovesi. Cardine di una delle sezioni è proprio “Il Milione”, insieme alla prima mappa della Cina in un atlante occidentale proveniente dalla Biblioteca Marciana. In una sala dedicata ai viaggiatori prima e dopo Marco Polo compare invece il grande arazzo “La storia di Marco Polo”in deposito al Museo della Cantieristica di Monfalcone, una creazione con cui l’artista contemporaneo Zoran Mušič ha voluto omaggiare il celebre mercante.

Armenia e Islam

Le sale poi proseguono con i focus sui principali Paesi visitati da Polo, prima fra tutte l’Armenia. Qui vi sono esposte monete, esemplari di vasellami e riproduzioni dei trattati con Venezia che regolavano il commercio con il Regno armeno di Cilicia. Tra gli oggetti più significativi si annoverano i manoscritti che segnano il periodo di fioritura del Medioevo Armeno. Nella sezione dedicata all’Islam campeggia invece all’entrata un grande frammento di tessuto di seta broccato in oro con decorazione di falchi affrontati e draghi a tre artigli proveniente dal museo di Lubeca, compresa una miniatura che rappresenta “La nascita del profeta Maometto” che arriva dalla Biblioteca Universitaria di Edimburgo. Qui anche due frammenti del telo di corredo funebre di Cangrande I della Scala, preveniente dall’Asia centrale tra la fine XIII e l’inizio del XIV secolo. «Testimonia quanto in Italia l’Oriente in quegli anni fosse tenuto in considerazione, già il nome di Cangrande richiama quello del Gran khān» spiega il curatore Giovanni Curatola. Tra le opere esposte anche due pannelli di tenda in seta con un motivo ripetuto a “nodo di infinito” provenienti dal Museo di Arte Islamica di Doha, «che sottolineano quanto i nomadi ci tenessero al lusso e a vivere bene» continua Curatola. In mostra è anche esposta la piccola tavola dipinta del XV secolo “L’arrivo dei Re Magi” di Niccolò di Pietro, proveniente dalle Gallerie dell’Accademia. «I doni che portano rappresentano l’origine del petrolio e il fuoco sacro eterno del culto zoroastriano. – sottolinea Curatola – L’opera presenta poi un particolare inedito e davvero eccezionale: la presenza in primo piano di un “derviscio” o santone orientale che suona uno strumento a fiato».

Cina e India

Il mondo della Cina si divide poi in due sezioni, rispettivamente dedicate alla Cina Settentrionale e Meridionale. Nella prima sala è esposto per la prima volta in assoluto il Cenotafio in granito di Siraq, sacerdote e principe nestoriano della dinastia dei Yuan (1271-1368), che presenta incise le croci delle tre principali religioni. Il sarcofago tra l’altro, eccezionalmente prestato per l’occasione, non era mai uscito dai depositi del Museo di Storia di Shangai. Tra le opere presenti nella seconda sala, inoltre, il piccolo “Vasetto di Marco Polo”: «Si tratta di una porcellana qinghai con decori a stampo diventata famosa per la leggenda che gli ruota attorno. – racconta Curatola – Il manufatto proviene dal Tesoro di San Marco e leggenda vuole che trattandosi di un oggetto orientale sia stato proprio Marco Polo a portarlo a Venezia, anche se non ci sono prove scientifiche che confermano questa suggestiva storia». La sezione dedicata all’India, invece, presenta statuette dell’arte Medievale indiana di donne e dei, tra cui Shiva, in un incrocio di spiritualità e raffinatezza estetica. La mostra si conclude con una sala dedicata ai tanti volti inventati dati in arte al mercante e alla mitizzazione del personaggio, usata anche in termini pubblicitari, fino all’ultima sala che presenta un percorso sensoriale dedicato ai bambini.

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