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Gustare i segni di ciò che indica il Cielo

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Chiusura dell’anno accademico della Pastorale Universitaria di Venezia

L’acqua, su cui Venezia è sorta più di 1600 anni fa. Il fuoco della Verità e dello Spirito Santo, che può bruciare e riscaldare, distruggere e purificare. La terra, madre di noi tutti, dalla quale il primo uomo fu plasmato. L’aria, invisibile e impalpabile, in cui librano tutte le creature, ognuna a modo suo, con una tensione inarrestabile verso l’Alto. Infine, sopra ai quattro elementi, la Luce: sublime manifestazione di ciò che è oltre.

4 elementi per la chiusura dell'anno accademico

Martedì 23 maggio, la Pastorale Universitaria ha voluto celebrare la fine dell’anno accademico con un evento che ha visto la preziosa collaborazione delle ragazze della casa studentesca Domus Civica di Venezia e dei frati domenicani della comunità dei Santi Giovanni e Paolo, con l’indispensabile aiuto di fra Adriano Cavallo e fra Pier Giorgio Galassi.

In apertura della serata è stata celebrata la Messa solenne in onore di San Domenico, di cui proprio il 24 maggio si ricorda l’evento miracoloso della Traslazione del corpo avvenuto nel 1233: appena fu spostata la pietra sepolcrale, si diffuse un soave profumo di fiori. Era proprio intento dell’evento mettere in luce i punti di incontro tra la vita del santo e gli elementi del Creato, in un percorso che è iniziato all’aperto e, con la simpatica guida del personaggio di Zanipolo (classico gondoliere veneziano interpretato da Andrea Mingardo, volontario della Pastorale Universitaria), ha percorso la basilica in tutta la sua lunghezza, terminando con la celestiale visione della vetrata della cappella laterale di destra, gradualmente illuminata in un crescendo di luci e pathos grazie all’accompagnamento musicale del brano “Ombra mai fu”.

Il rito del fuoco come purificazione

Per prima cosa sono stati consegnati dei legnetti a tutti i presenti, poi è stato acceso un grande fuoco in un braciere posto proprio davanti alla Basilica. Dietro le fiamme che ballavano nel vento, fra Pier Giorgio ha guidati i presenti, con le sue parole, a lasciar bruciare in quella fiamma viva il legnetto, e con esso, simbolicamente, qualcosa di loro “come segno di purificazione e compimento, per aprire uno spiraglio su qualche cosa di più grande di voi stessi”.

Una volta entrati, i presenti si sono trovati immersi in un’atmosfera nuova, insolita e nettamente diversa dall’ambiente esterno, con mille candele ad illuminare la Basilica: ai piedi delle colonne, lungo le navate, sugli altari laterali. Una nube profumata di incenso ha riempito l’ingresso dell’inebriante profumo di rosa e lavanda.
Spostandosi e godendo appieno dell’atmosfera suggestiva favorita anche dall’accompagnamento di Chiara e Ludovico, studenti di canto lirico e chitarra classica al Conservatorio Benedetto Marcello, si è giunti fino alla Cappella di San Domenico, dove ad accogliere il pubblico c’era, al centro, una scultura. Per descriverla, l’autrice Maria Proto, anche lei della Domus Civica, racconta: «Nell’ambito dell’evento, ho esposto la mia opera “Respiro”, collegata al tema della serata: gli elementi del Creato. Rappresenta l’aria: fatta di una parte convessa e una concava. Con questa scultura voglio trasmettere l’ambivalenza dell’essere umano, il quale ha bisogno dell’aiuto di Dio per superare i propri limiti».

I significati prodondi della cerimonia

Un’ultima performance ha avuto luogo nel transetto destro e ha visto l’utilizzo del mezzo artistico della danza. Ad esibirsi, quattro ragazze della Domus, in un progetto ideato dalla stessa casa studentesca: cercare di esprimere se stesse tramite il movimento. Una delle ragazze, Fabiana Basili, racconta: «La danza è un linguaggio del corpo, visuale, di forme che si muovono, con cui abbiamo voluto esprimere l’idea di unione tra gli elementi che vivono in armonia, così come lo stesso San Domenico li vedeva. Grazie ai suggerimenti della nostra insegnante Elena Ajani, abbiamo dato vita a una performance basata sull’improvvisazione: a seconda dei momenti, la ragazza che si trovava davanti doveva essere seguita dalle altre tre. Ci muovevamo in sincronia, dovendo sentire – non vedere – con il corpo che le altre stavano eseguendo il nostro stesso movimento».

A conclusione, don Gilberto Sabbadin, responsabile della Pastorale Universitaria, ha rivolto ai presenti un ringraziamento, fornendo una lettura pastorale dell’evento, con riferimento alla Pentecoste che è stata celebrata la domenica successiva: «Lo Spirito Santo crea comunione e la comunione è principio di svelamento della realtà. Gesù Cristo porta la verità – essendo la verità stessa di Dio donata all’uomo – manifestandola ed esprimendola nella comunione. Questa realizzazione, quale omaggio a conclusione dell’anno accademico, è stata frutto di una collaborazione, quasi prospetto di una comunione che, grazie proprio allo Spirito Santo, porta alla piena valorizzazione dei carismi di ciascuno che esistono solo per il bene comune, mai in termini individualistici: lo Spirito Santo rivela la piena verità di quanto viviamo, quasi come la vetrata illuminata che, senza la luce, era indecifrabile».

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