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Un’armatura di pietra per la Serenissima

Il professor Antonio Manno ripercorre secoli di fortificazioni veneziane tra acqua e terra: dalle isole a Chioggia, fino a Mestre

Fin dalla sua fondazione, Venezia ha fatto dell’acqua la sua prima linea difensiva. Barene, canali e bassifondali rappresentano un ostacolo naturale per gli invasori foresti. Tuttavia, con il passare del tempo e l’aumento delle minacce esterne, la natura non è più sufficiente. «Venezia è unica, ma non immutabile. La città lagunare, apparentemente immobile, è stata ed è un luogo in perenne trasformazione, segnato da armonie e conflitti», riflette il professor Antonio Manno, «la sua forma urbanistica, ora paragonata a quella di un pesce per rimarcarne l’indissolubile legame con l’acqua, è il risultato di continui ampliamenti avvenuti nel corso dei secoli». Le incessanti metamorfosi hanno investito ogni aspetto, compreso il sistema difensivo. L’annessione dell’approdo naturale alle vie di commercio verso il continente equivale alla creazione della porta urbana “da Terra”, «geograficamente opposta e pur tuttavia funzionale a quella “da Mar”, situata nel porto di Lido e replicata, simbolicamente, dalle due grandi colonne nella Piazzetta di San Marco». E attorno, man mano, iniziano a moltiplicarsi le opere per difendere la Serenissima nella sua interezza: dalle isole della laguna a Chioggia, fino a Mestre ed il suo immediato retroterra. Una serie di fortificazioni collezionate e riscoperte da Manno, Debora Russon e Riccardo Roiter Rigoni nell’ultimo appuntamento del progetto “VeneziE”, organizzato dal Circolo Veneto.

 

La verità taciuta sulle opere fortificate

«Venezia come Diana e Luna assieme, come Atena, come Madre di Dio», riflette Manno, «tutte queste figure femminili allegoriche che la rappresentano sono accomunate dal concetto di verginità: un attributo legato alla sua storica inviolabilità offerta dalla posizione privilegiata. La città, adagiata sullo specchio d’acqua della laguna, è insondabile per qualsiasi foresto. Eppure, è curioso notare come il suo territorio sia disseminato di opere fortificate che raccontano una verità spesso taciuta nel suo mito». Il sistema difensivo della Serenissima, «tra i più ricchi e articolati d’Europa», prevede numerose postazioni tra forti, batterie, caserme ed ottagoni. «Le postazioni ottagonali, ad esempio, vengono introdotte prima come fortificazioni provvisorie e poi solidificate con il muro di cinta», prosegue Manno, «sono collocate in punti strategici della laguna per sbarrare l’accesso ai nemici con i fuochi dell’artiglieria». L’idea stessa della forma non è casuale: l’ottagono, con le sue mura angolate, offre meno punti deboli rispetto alle tradizionali strutture quadrangolari. In laguna se ne contano cinque: Ottagono Alberoni, Ottagono Campana, Ottagono San Pietro, Ottagono Ca’ Roma e Ottagono Poveglia. Quest’ultimo è il primo ad essere costruito di fronte all’omonima isola per sbarrare le navi nemiche che riuscivano ad addentrarsi attraverso il porto di Malamocco.

Il Forte San Felice di Chioggia

«L’operazione di ammodernamento difensivo si estende man mano lungo tutto il fronte adriatico dei lidi», osserva Manno, «in un continuo processo di fortificazione». All’indomani della Guerra di Chioggia, la Serenissima s’impegna a tutelare tutte le bocche d’accesso alla laguna. Nella località veneziana si procede con la costruzione del Forte San Felice. Collocato su una barena, attorno al Castello della Luppa, veglia sulla città dal 1538. Nei secoli successivi, sono i francesi e gli austriaci ad aggiungere ulteriori elementi: bastioni possenti, terrapieni massicci, parapetti imponenti, polveriere e cannoniere che plasmano l’aspetto della fortezza. Dall’alto, la struttura richiama la forma di una stella a cinque punte, un disegno architettonico ispirato al Castello di Famagosta a Cipro. Il portale in pietra d’Istria, progettato da Andrea Tirali all’inizio del Settecento, si apre dinnanzi ai resti delle fortificazioni militari in cui s’insinua indisturbata la natura. Tra le pietre levigate dal tempo, si possono ancora scorgere le antiche incisioni lasciate dai costruttori veneziani. «Affinché questa solidissima fortezza possa essere conservata in eterno dall’impeto del mare/Si innalza questo acroterio interposto…baluardo/Per decreto del senato (veneziano)/Sotto la supervisione dei provveditori alle acque».

Il progetto VeneziE

Il progetto “VeneziE” del professor Antonio Manno, promosso dall’associazione Il Circolo Veneto, nasce nel 2022 con l’intento di offrire uno sguardo critico ed interdisciplinare su tutto ciò che ha contribuito a plasmare la «molteplice e contraddittoria» anima veneziana. Una narrazione a tutto tondo che spazia dalle architetture alle arti, dalle politiche alle tradizioni, fino ai miti e alle storie popolari. Le conferenze aperte al pubblico perseguono un duplice obiettivo: restituire la polifonia della città lagunare ed evidenziare il suo legame inscindibile con Mestre «senza rinchiudersi in un approccio storico autarchico o campanilistico». Il prossimo appuntamento, in programma per giovedì 3 aprile alle 18 nel Centro Culturale Candiani, sarà dedicato alla «scala: una curiosa architettura veneziana da scoprire». Marina Crivella Bizio traccerà un breve itinerario sulle scalinate di alcune dimore storiche della città lagunare. L’8 maggio, Vittorio Resto ripercorrerà un’evoluzione storica e morfologica dell’entroterra da San Giuliano a Marghera, sulla Gronda fra Mestre e Venezia. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti. L’elenco completo delle conferenze è disponibile qui e le registrazioni si possono recuperare qui.

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