
«La Pastorale universitaria ha la responsabilità, sempre più decisiva, di aiutare i giovani a non perdere contatto con la loro umanità». Lo rileva don Gilberto Sabbadin, responsabile della Pastorale universitaria in diocesi di Venezia, all’indomani dell’incontro nazionale tenutosi a Cagliari dal 6 all’8 marzo scorsi.
Il tema dell’evento, »Università, laboratorio di speranza«, ha offerto lo spunto per una riflessione profonda sul ruolo dell’università e della pastorale nella crescita umana e spirituale dei giovani.
«Ogni diocesi ha le sue specificità, e metterle in comune è un grande arricchimento», afferma Sabbadin. «Avevamo bisogno di una conferma che stiamo camminando nella direzione giusta con la Chiesa italiana. Il tema dell’incontro, “Università, laboratorio di speranza“, ci ha permesso di riflettere sulla creatività dei giovani e sul ruolo dell’università nel favorire una sintesi tra sapere e vita. La speranza connette vari aspetti della persona e orienta verso una chiamata alla vita piena. Spero che questo incontro aiuti i giovani a comprendere che gli anni universitari non sono un semplice periodo di transizione, ma un tempo decisivo di scelta».
«La Pastorale universitaria prosegue don Gilberto – ha la responsabilità, sempre più decisiva, di aiutare i giovani a non perdere contatto con la loro umanità. Non sempre l’Università aiuta in questo, anzi, spesso la direzione pare opposta. Il nostro compito è sostenere i giovani affinché non si sentano solo una realtà quantificabile, ingranaggi in un meccanismo di efficienza e rendimento. L’università odierna deve riscoprire la sua vera identità culturale: la vera cultura difende l’umanità, la valorizza, la porta a esprimersi. Se così non fosse, non sarebbe cultura»
Don Sabbadin sottolinea come la Pastorale Universitaria sia un supporto indispensabile per aiutare l’Università a realizzare la sua missione autentica: «L’Università custodisce un patrimonio ammirevole in termini di competenza e conoscenza, ma se questo non è cultura, diventa un ostacolo per l’uomo. Noi, con la Pastorale Universitaria, siamo qui per accompagnare l’Università in questo cammino, con il Vangelo, che è un atto culturale di Dio, capace di salvare e redimere l’uomo».
E gli studenti veneziani presenti? Elisa Davoli evidenzia l’importanza di ridurre il distacco umano che spesso si avverte nell’ambiente accademico: «Nell’università spesso manca un dialogo autentico e costruttivo. Viviamo in una società dove l’individualismo domina, ma siamo chiamati ad abbattere il muro di pregiudizi e diffidenza che impedisce il confronto e la crescita. Il docente Silvano Petrosino ha sottolineato che il tempo è un investimento su noi stessi e sugli altri, uno strumento potentissimo per incidere sulla realtà che ci circonda. Dobbiamo approfittare di questi anni per costruire un cambiamento positivo».
Anche Lucia Ceradin condivide la sua esperienza: «Quello che mi ha colpito di più è stata la volontà comune di confrontarsi in modo creativo, con un interesse sincero per migliorare le proprie realtà. Questo convegno mi ha dato una nuova prospettiva: spesso guardiamo il mondo con un’ottica limitata, ma il confronto con gli altri aiuta ad ampliare il nostro orizzonte e a metterci in discussione»
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