
Il Mar Mediterraneo, uno spazio di soglia per affrontare la crisi climatica e costruire il futuro degli oceani e non solo. La centralità del rapporto tra terra e acqua, tra naturale e artificiale, tra infrastruttura e paesaggio, tra città e costa: di tutti questi temi parlerà il Padiglione Italia alla 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Dal 10 maggio al 23 novembre, alle Tese delle Vergini dell’Arsenale, le riflessioni architettoniche, scientifiche e culturali sul mare saranno le protagoniste di “Terrae Aquae. L’Italia e l’intelligenza del Mare”, questo il titolo del progetto espositivo promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura che contribuisce alla realizzazione del Padiglione con un importo pari a 800.000 euro e vede anche il sostegno di Banca Ifis. Curato dall’architetto Guendalina Salimei, docente alla Sapienza a Roma che affianca anche la pratica del progetto etico alla ricerca sperimentale per migliorare la qualità e le condizioni di vita negli ecosistemi naturali e antropici complessi, il Padiglione Italia si propone di offrire un importante contributo al dibattito internazionale sulla progettazione contemporanea, ripensando il rapporto con l’acqua in un’ottica sostenibile, in un sistema integrato di architetture, infrastrutture e paesaggio. Temi cardine del Padiglione saranno quindi i delicati equilibri tra ambiente, uomo, cultura ed economia che devono essere tutelati e riprogettati in vista del futuro.
Nel delicato equilibrio ambientale il mare, metafora della vita, è la principale vittima del cambiamento climatico: il livello medio del Mediterraneo è in aumento e anche la temperatura delle acque è salitaminacciando la biodiversità. Le coste italiane, la “lunga strada di sabbia” come la definiva Pierpaolo Pasolini, costituiscono il territorio più esteso del Paese con circa 8.300 km di sviluppo. Di qui la necessità di garantire una gestione sostenibile e una valorizzazione ambientale e culturale delle aree costiere e portuali, fondamentale per la resilienza dei territori e la conservazione del patrimonio naturale. In mostra verranno coinvolti non solo architetti e progettisti, ma anche studiosi e operatori della cultura, giovani, poeti, artisti, enti di ricerca e del terzo settore. Progetti multidisciplinari e installazioni artisticheripenseranno il rapporto tra terra e mare, con l’esposizione sia di progetti di riqualificazione, sia di contributi prodotti ad hoc tramite l’uso di metodi multidisciplinari e multimodali, sia di esiti di ricerche istituzionali e accademiche. Spesso abusate, le coste italiane saranno indagate tra ecosistemi, culture, attività e religioni diverse, alla ricerca di un rinnovamento da proporre a livello globale.
Diverse le tematiche più urgenti: ripensare le cesure, determinate da aree portuali, strade litoranee, insediamenti turistici e strutture abusive che interrompono la continuità sia tra città e mare sia tra ecosistemi naturali. Oltre a questo sarà utile reinterpretare i dispositivi di soglia, elementi di transizione tra terra e mare come dighe, moli, frangiflutti e barriere costiere, fari, piattaforme artificiali. Occorrerà poi rivedere i lungomari come processo di rigenerazione urbana che può trasformare le aree costiere, urbane e non, in luoghi vivibili, accessibili e sostenibili, ma anche ripensare le infrastrutture ricettive e portuali per adattarsi ai cambiamenti climatici riducendo il rischio di dissesti idrogeologici e l’impatto sull’ecosistema naturale. Importante sarà anche convertire l’archeologia industriale, portuale e produttiva, abbandonata lungo le coste, ridefinendo le strategie di tutela attiva del patrimonio ambientale e riscoprendo il patrimonio sommerso, naturale e archeologico. Un museo invisibile rischia infatti di scomparire a causa dell’erosione e di una gestione invasiva delle risorse del sottosuolo che prevedono trivellazioni violente e installazioni di tecnologie.
Guardare l’Italia dal mare implica quindi un cambiamento di prospettiva, la necessità di ripensare il progetto del confine tra terra e acqua come sistema integrato di architetture, infrastrutture e paesaggio. Occorre ripensare allora il mare come uno spazio di soglia. Il lavoro degli indagatori dell’abitare tenterà di anticipare l’evoluzione dei tempi, che comprendono anche nuove consapevolezze in termini di rispetto ambientale, di turismo sostenibile, di contenimento dello sfruttamento litorale e sottomarino. In questo senso l’architettura costiera e portuale deve sviluppare progetti consapevoli per contesti in continua trasformazione. L’impegno del progetto di architettura e di paesaggio per la soglia tra terra e acqua sta nel trovare un punto di equilibrio tra esigenze e vincoli diversi.«L’Architettura, come disciplina sistemica, è chiamata in causa per elaborare visioni del mondo e deve scendere in prima linea per poter mettere in campo energie cariche di creatività ed empatia. – ha sottolineato la curatrice del Padiglione Guendalina Salimei. – Per far questo è necessario riferirsi ai deep data, ovvero a quell’insieme di conoscenze approfondite e specifiche, spesso nascoste o poco note, che possono fornire punti di vista e soluzioni inedite, capaci di aprire a un dibattito proiettato verso azioni future». Un progetto importante per il Ministro della Cultura Alessandro Giuli: «Ripensare e progettare in modo sostenibile le nostre coste, tenendo conto di sfide globali e urgenti, è la chiave del futuro della Nazione». E conclude il Presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco: «Ribaltare la prospettiva, guardando l’Italia dall’acqua è un esercizio che Guendalina Salimei ci invita a fare, immersi in onde virtuali a osservare le proposte che vengono dal mare, per il mare» ha detto, sottolineando che il Mediterraneo è il luogo e la soluzione.
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