In tempi in cui si fa un gran parlare di virus, lo studio della storia naturale di quello della varicella – VZV: varicella-zoster virus – ci può aiutare a fare un po’ di chiarezza su quali siano i meccanismi con cui questi patogeni agiscono nel nostro organismo.
Necessaria una premessa: i virus sono dei microrganismi che necessitano obbligatoriamente delle nostre strutture cellulari per potersi replicare. Alcuni di loro (e tra questi i virus erpetici incluso VZV) una volta entrati nelle nostre cellule vi rimangono in forma definitiva anche dopo la guarigione clinica, inserendo il loro genoma virale all’interno del nostro nucleo cellulare.
È il tipico caso della varicella, che la gran parte di noi ha già contratto in età infantile, il cui agente causale, VZV appunto, persiste anche dopo la malattia acuta, una persistenza all’interno dei gangli che, di norma, non dà alcun sintomo. Si può fare un parallelo semplice ma efficace con la presenza in carcere di un ipotetico pericoloso malvivente: egli non costituisce alcun pericolo per gli altri finché il carcere è sicuro, le sbarre sono integre e i carcerieri ben efficienti.
Ma se uno o più di questi elementi funzionano male il delinquente può evadere e combinare nuovi guai. Per VZV può avvenire la stessa cosa: dopo una infezione primaria, la varicella, è tenuto sotto controllo dal nostro sistema immunitario, ma se questo comincia a perdere di efficacia – per via dell’età, per patologie o per l’azione di farmaci immunosoppressori – il virus può riattivarsi.
Generalmente la riattivazione avviene in forma clinica di herpes zoster (HZ), noto popolarmente come Fuoco di Sant’Antonio, che consiste nell’infiammazione del nervo corrispondente al ganglio interessato (spesso nervi toracici, nervo sciatico e nervi cranici) con manifestazioni sulla cute interessata, arrossamenti della pelle e vescicole, accompagnate spesso da intenso dolore.
Talora questi quadri tendono a ripresentarsi con frequenza o a persistere in forma di dolore cronico (neuropatia post-erpetica), con un effetto fortemente invalidante sulla qualità della vita. La probabilità di incorrere in uno di questi disturbi aumenta con l’età, tanto che oltre i due terzi dei casi totali di herpes zoster avviene nei soggetti con più di 50 anni di età.
La terapia di questi episodi si può avvalere in fase acuta di farmaci antivirali uniti ad appropriati antidolorifici, ma i risultati più duraturi sono garantiti dal vaccino specifico anti VZV, del quale è uscita a fine 2021 una versione – vaccino ricombinante adiuvato anti VZV – che porta ad una risoluzione delle recidive di HZ nel 97% dei casi per gli over 50. Tale vaccino è attivo solo verso VZV e non verso altre forme di virus erpetici, come per esempio l’herpes simplex.
La Regione Veneto ha attivato da qualche anno una campagna gratuita di vaccinazione per chi ha più di 65 anni d’età o per chi, tra i 18 e i 64 anni, presenti fattori di rischio per questa patologia. Esperienze analoghe già messe in atto in altri Paesi (Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada, Paesi Bassi, Australia) hanno portato a una netta diminuzione delle recidive di herpes zoster nei soggetti a rischio con un significativo miglioramento della loro qualità di vita.
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