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Veneto: il boom del turismo in agriturismo, ma come si gestisce?

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Crescita nel 2023 dell’offerta in campagna, Giulio Rocca racconta cosa significa gestire una struttura

L’Assessore regionale al turismo, agricoltura e fondi UE Federico Caner non nasconde soddisfazione per il Veneto presentando i dati del turismo del 2023: «L’agriturismo come offerta è diventata strategica, lo scorso anno sono state avviate 34 nuove imprese, portando complessivamente a 1.641 unità il comparto, garantendo circa 17.800 posti letto. Come Regione crediamo nel settore, per questo con la delibera approvata recentemente, per modificare la legge 29/2012 con quella 23/2022, garantiremo maggiore trasparenza sui requisiti per svolgere questa attività».

Anche se gli agriturismi rappresentano solo il 2,1% degli arrivi e l’1,7% delle presenze, l’offerta sembra piacere sempre di più al turista, soprattutto per la possibilità di vivere esperienze, lo certificano i numeri: i primi dieci mesi del 2023 hanno visto più di 400.000 visitatori che hanno trascorso in media quasi tre notti a testa in queste strutture, in aumento anche rispetto al 2019: «Noi rappresentiamo il territorio – spiega Giulio Rocca imprenditore agrituristico e già Presidente di Confagricoltura Venezia – e l’ospite vivendo la campagna lo scopre nel suo lato più puro, in fuga dal caos urbano».

Giulio Rocca
Cosa significa gestire un agriturismo?

«Io ho iniziato nel 1996 con l’Agriturismo Santa Barbara a Mira – racconta Rocca – sono partito con un singolo appartamento e oggi siamo in grado di offrirne cinque con servizi come piscina, campo da basket e bocce ma soprattutto con la possibilità di itinerari pedonali, ciclabili o anche a cavallo, fra i nostri terreni e la vigna. L’incremento di ospiti è stato soprattutto di stranieri, per noi a fronte di un 13% di italiani ci sono il 30% di tedeschi e il restante da tutto il mondo fino a Cina, Giappone e Nuova Zelanda. Abbiamo una percentuale di 15% di ritorno negli anni, altissima rispetto alla media».

«Rispetto a un B&B tradizione o appartamento, noi puntiamo moltissimo sui servizi, tutto è personalizzato grazie alla nostra presenza fissa – continua – è una scelta di vita che richiede continuità e oggi ci vogliono capacità moderne e tecnologiche: io ho iniziato con le schedine delle presenze che portavo alla stazione dei carabinieri, adesso si fa tutto online. Poi ogni giorno si rompe qualcosa, quindi bisogna sapersela cavare con le piccole manutenzioni. Anche mantenere il giardino e i percorsi richiede un bell’impegno, oltre alla continua cura dei fabbricati. Insomma oltre al corso base per aprire un agriturismo di 150 ore, oggi obbligatorio, c’è parecchio su cui impratichirsi. Però per fortuna, grazie anche alle recensioni positive dei nostri ospiti, i clienti non mancano e sono soprattutto famiglie».

Solo natura o anche sostenibilità in agriturismo?

«Certo che per garantire un’autentica esperienza di campagna, la sostenibilità è un obiettivo che andrebbe perseguito, rifacendosi un po’ alla filosofia del contadino che è quella di non sprecare – racconta Rocca – io sono arrivato a produrre 50kw attraverso i pannelli fotovoltaici, che permettono di scaldarsi, avere acqua calda, luce e rendere autonomi gli appartamenti grazie al sole. Da quattro anni poi tutta la nostra produzione agricola è certificata a lotta integrata volontaria, per minimizzare e ottimizzare l’uso di sostanze chimiche».

«Se d’inverno poi ci manca energia noi utilizziamo la legna dei nostri alberi – spiega l’imprenditore – che nonostante produca polveri sottili costituisce è un ciclo molto più virtuoso dell’uso del petrolio, visto che per anni gli alberi assorbono anidride carbonica e le nuove caldaie limitano di molto la dispersione nell’ambiente. L’Italia è coperta per un terzo di boschi e la superficie boschiva cresce di anno in anno proprio perché non viene gestita, questa è una fonte di energia rinnovabile che al momento non si usa. Dobbiamo poi cambiare mentalità per l’acqua, quando piove oggi le precipitazioni sono rare ma cospicue, per questo tutta l’acqua andrebbe raccolta e non sprecata».

Le sfide del futuro per la crescita del settore agrituristico

Il compito più arduo per il futuro dell’agriturismo? «Riuscire a mantenere proprio l’azienda agricola è la sfida maggiore – afferma deciso Rocca – oltre all’annoso problema del passaggio generazionale sta diventando sempre più complesso gestire problemi di manodopera e ambientali. La manodopera di qualità non si trova, oggi usiamo attrezzature moderne in agricoltura, serve capacità tecnica ma anche volontà di imparare e voglia di fare e non la vedo in giro purtroppo. Poi l’aumento delle dimensioni delle aziende, con raddoppio di ettari in poco tempo per acquisizioni di terreni rischia di mettere in crisi un’organizzazione poco strutturata».

«Per quanto riguarda l’ambiente – conclude – le escursioni termiche degli ultimi anni dovute ai cambiamenti climatici pongono una bella sfida, come azienda noi abbiamo diversificato le produzioni, ma chi fa monocultura magari intensiva, rischia molto. Io stesso ho iniziato negli anni ’90 fra i primi a fare agriturismo con la fine del boom del mais degli anni ’80, ero la licenza numero 2 del comune di Mira e in provincia non eravamo più di 30. Nonostante questo però vedo futuro per il nostro settore, siamo una bella cartolina per raccontare e far vivere il nostro territorio, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia che ha riavvicinato alla natura con la fuga del caos cittadino, come si dorme da noi in campagna non si dorme da nessuna parte. Va detto però che noi abbiamo anche investito in letti e materassi comodi però!».

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