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Venezia: giovani con i detenuti, la Messa è in carcere

Venezia: giovani con i detenuti, la Messa è in carcere
Celebrare la messa nel carcere di S. Maria Maggiore di Venezia: un’opportunità per i giovani che inizierà dalla domenica di Pasqua

Il Cappellano del carcere di S. Maria Maggiore di Venezia, don Massimo Cadamuro, insieme ai suoi collaboratori, promuove un’iniziativa rivolta ai giovani: la partecipazione alla Santa Messa domenicale all’interno della struttura penitenziaria. 

Un’opportunità di servizio e di preghiera che offre un’esperienza di fede e di condivisione autentica.

«Abbiamo riattivato l’iniziativa per Pasqua, ma il nostro obiettivo è che diventi una proposta di servizio ogni domenica», spiega don Ricardo Redigolo, direttore della pastorale giovanile della diocesi di Venezia, che collabora alla realizzazione dell’iniziativa. «L’idea è di offrire ai giovani un’ulteriore opportunità di servizio e di spiritualità, consentendo loro di conoscere meglio il territorio e le sue realtà meno visibili».

L’autorizzazione per partecipare a questa esperienza è concessa a piccoli gruppi di 10-12 persone, composti da giovani maggiorenni e un responsabile adulto. 

Tale permesso va richiesto con almeno un mese di anticipo, quindi è necessario pianificare per tempo la data e prendere contatti con don Massimo e i volontari.

Il programma della giornata con i detenuti del carcere

«Questo momento di confronto rappresenta un’occasione preziosa per scoprire realtà diverse e per esercitare il valore dell’ascolto e della vicinanza», afferma don Riccardo.

I gruppi partecipanti assisteranno alla celebrazione eucaristica delle ore 8.30 e, successivamente, avranno la possibilità di intrattenersi in dialogo con alcuni detenuti fino alle ore 11. 

«La proposta è aperta a chiunque desideri rispondere a questo appello, con la possibilità di partecipare anche nei mesi estivi, periodo in cui molte altre attività si interrompono», continua il direttore. «In questo modo, si evita che i detenuti vivano momenti di solitudine e si rafforza il senso di comunità e solidarietà».

Un'occasione speciale per l'anno giubilare

«L’essere Chiesa significa anche riconoscere che “ci sono anche loro”, quei volti che spesso restano ai margini», spiega don Riccardo. «Partecipare a questa iniziativa significa portare la presenza di Cristo in luoghi di sofferenza e speranza, testimoniando con i fatti la fraternità cristiana».

Quest’anno, in particolare, la Domenica di Pasqua si propone come un momento significativo per vivere questa esperienza.
Il coinvolgimento di giovani gruppi potrebbe rendere ancora più profondo il significato della celebrazione pasquale all’interno della Casa Circondariale.

Per chi fosse interessato a partecipare o desiderasse maggiori informazioni, è possibile contattare per email: cadamax1966@gmail.com o tramite numero di telefono Anna: 349 103 8931

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