Nella Basilica della Salute a Venezia, domenica 5 novembre alle 15.30, si terrà un concerto aperto a tutti dedicato ai canti composti da San Pio X quand’era ancora un giovane seminarista. Le composizioni risalgono infatti al periodo in cui il futuro Pontefice studiava nel Seminario di Padova, tra il 1850 e il 1858.
I canti composti furono originariamente concepiti per organici vocali maschili dell’epoca. In conformità con questa tradizione, durante il concerto si esibiranno 5 professionisti, ognuno ricoprendo un ruolo specifico: don Matteo Gabrieli, interpretando il canto gregoriano, padre Alessandro De Marchi e Lorenzo Bellagamba, tenori, Luca Scapin, baritono, e Marcin Wyszkowski, basso. Questi interpreti saranno accompagnati da Paola Talamini all’organo.
«Ho studiato i canti di San Pio X che sono stati anche oggetto della mia tesi finale», spiega Paola Talamini, organista della Basilica della Salute da 23 anni.
«Il quaderno con le composizioni mi è stato affidato da don Gianni Bernardi», aggiunge sottolineando l’emozione provata all’apertura del testo vergato dallo stesso Sarto.
San Pio X si distinse per il suo impegno significativo nei confronti della musica sacra all’interno della messa. Le sue composizioni, a differenza dei canti gregoriani, mirano a coinvolgere attivamente i fedeli durante le celebrazioni. Il loro intento è quello di instaurare una partecipazione più diretta e coinvolgente da parte dell’assemblea durante i momenti liturgici.
Fu il primo Pontefice a sollevare l’attenzione sulla questione musicale sin dall’inizio del suo pontificato, fornendo una serie di indicazioni e direttive che avrebbero plasmato il futuro della pratica liturgica. Proponendo un approccio completamente nuovo, egli riconobbe la rilevanza della componente musicale all’interno del contesto liturgico, considerandola non solo un accompagnamento, ma un elemento fondamentale per elevare il senso spirituale della preghiera.
Queste composizioni sono state scritte quando Giuseppe Sarto frequentava il seminario a Padova, un’epoca in cui lo studio dei canti liturgici e l’approccio alla celebrazione differivano notevolmente dall’attuale prassi. La componente musicale rivestiva allora un ruolo di fondamentale importanza, detenendo un peso notevolmente maggiore rispetto a quanto comunemente riscontriamo nelle esecuzioni liturgiche dei nostri giorni.
«Non è sorprendente trovare il quaderno di un seminarista che componesse, è sorprendente che sia arrivato fino ad oggi», racconta l’organista Talamini.
Oltre al loro contenuto musicale, l’analisi dei canti del giovane Giuseppe Sarto fornisce una finestra su come sarà il suo futuro approccio alla musica sacra.
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