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Venice city hub: sostenibilità e innovazione a Mestre

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Un progetto di riqualificazione urbana per dare forma a “THE HUB – human bits”

Si riaprono le saracinesche al numero 33 di via Rosa nel cuore di Mestre, a pochi passi da Piazzale Donatori di Sangue, per svelare “THE HUB – human bits”, un intervento di riqualificazione urbana che darà nuova vita e aspetto all’ex tipografia Valentini, realizzando un luogo di produzione, progettazione e formazione nel segno della tecnologia digitale e dell’artigianato che si affaccerà con un secondo ingresso su Corte Legrenzi. L’obiettivo è quello di diventare uno spazio di riferimento per l’innovazione tecnologica e sociale a Venezia, mettendo in dialogo tradizione, creatività e modernità creando nuove competenze e sensibilità.

L’apertura delle porte dell’edificio di giovedì 25 luglio 2024 è stata un’occasione per presentare quella che sarà la nuova fisionomia del luogo e che tipo di attività verranno ospitate al suo interno, il progetto vede come capofila Fablab Venezia, laboratorio di fabbricazione digitale che quest’anno festeggia 10 anni di attività, fondato da Andrea Boscolo assieme all’architetto greco Leonidas Paterakis e il suo spin-off Prossimi, Impresa Sociale non profit per lo sviluppo di progetti a impatto sociale. «Abbiamo voluto mostrare questo luogo dove nascerà l’hub perché ci piace dire che l’innovazione non è solo qualcosa da raccontare ma da fare – ha esordito Boscolo, CEO di Fablab – e per noi è fondamentale che comprenda inclusione e partecipazione per essere aperta anche alle persone fragili e ai margini».

I coniugi Valentini, titolari della ex tipografia omonima
Il concept di “THE HUB - human bits” nel centro di Mestre

«L’idea è quella di rendere fisici i dati in questo spazio mostrando il volto pratico e materiale che la tecnologia digitale può assumere o creare – ha spiegato Boscolo – riprenderemmo a produrre, insegnando a studenti ma anche bambini e anziani come usare la tecnologia in modo creativo, per ridurre il gap nelle competenze digitali, amplieremo poi le vetrine e gli spazi che danno sull’esterno per mostrare quello che si farà all’interno, in quella che abbiamo chiamato “galleria del fare”. Qui sperimenteremo nuovi processi e materiali grazie all’uso di macchinari avanzati, mentre al primo piano creeremo degli uffici che daremo in affitto per startup oltre a offrire spazi flessibili per offrire uno studio per artisti e creativi».

«Vogliamo creare un luogo in cui sviluppare produzioni artistiche e culturali, soluzioni all’avanguardia per l’inclusività, il design sostenibile e la produzione di oggetti con stampanti 3D attraverso una digitalizzazione responsabile – aggiunge – formando una rete che possa permettere di avere accesso a bandi e progetti europei trasferendo sul territorio le migliori esperienze innovative. Crediamo nella creazione di un ecosistema cittadino partecipativo che coinvolga la società civile, come con i partner che ci stanno affiancando e che abbia un impatto collettivo».

Gli spazi oggetto di restauro e il loro utilizzo

«Quello in vetrina non sarà il logo finale – ha chiarito Boscolo – ma esprime chiaramente quello che per noi significa il digitale, ovvero qualcosa di umano. La nostra idea è trasformare questo luogo in un contenitore in dialogo con altri city hub di innovazione partecipata in Europa. L’ingresso principale che dà su via Rose sarà la nostra vetrina mentre il secondo ingresso, in Corte Legrenzi, sarà dedicato a chi usufruirà degli spazi superiori. Si tratta di una rigenerazione non solo fisica ma anche culturale del luogo». Il pavimento sarà sopraelevato e dotato di riscaldamento in ottica di ottimizzazione delle risorse e per ridurre al minimo l’impatto architettonico e ambientale non ci saranno unità esterne di climatizzazione, mentre la facciata sarà realizzata con ampio utilizzo di vetro, il tutto in continuità con le attività e gli spazi messi a disposizione dalla proprietà di Corte Legrenzi.

«Pensare che qui una volta stampavamo di tutto, anche manifesti 100×70 con una macchina con piantatura a mano che è arrivata da Asiago nel 1918, dopo un bombardamento – racconta il signor Valentini che nel 2007 aveva chiuso l’attività che andava avanti da tre generazioni dal 1800 – ho iniziato nel 1960 quando usavamo ancora solo caratteri a mano, oggi questo mondo non esiste più ma è bello vedere che può rinascere qualcosa di nuovo». Qui verranno spostate infatti tutte le attività di Fablab, mantenendo costante un dialogo fra tradizione e innovazione, con attenzione al tema della formazione tecnica e tecnologica affianco alle attività sociali, portate avanti da il Prossimo, realtà nata da tre anni per mettere la tecnologia al servizio delle persone, realizzando supporti e ausili per aiutare i disabili, potenziando la fruizione sensoriale dei musei e formando gli operatori del Terzo Settore verso l’uso della tecnologia nel quotidiano.

Le sinergie fra pubblico e privato per un’innovazione sostenibile

La finalità è quindi quella di creare un luogo dove l’intera comunità possa trovare accesso a servizi digitali e in questo il Comune di Venezia sarà un partner attivo assieme a Regione Veneto, Unioncamere, Camera di Commercio Venezia Rovigo, Confartigianato, CNA Associazione, Ordine degli Architetti, CSV di Venezia, Gruppo Co.Ge.S don Milani, Legacoop Veneto fra gli altri, assieme a reti di imprese e ad aziende partner come quelle che stanno investendo nella realizzazione della struttura. «Il progetto è quello di definire un punto di incontro tra pubblico e privato per creare nuove forme di valore e collaborazione, per un nuovo polo culturale di opportunità», ha aggiunto il CEO di Fablab.

«Siamo partiti proprio da un restauro di un luogo nelle sue diverse parti, che è uno dei nostri temi di intervento – conclude Boscolo – per innovare portando elementi nuovi come il nostro concetto di sostenibilità, che si basa sulla partecipazione sia per aggregare la cittadinanza che per fare vera e propria produzione, tanto di oggetti che di iniziative, infatti senza innovare si perde competitività, a livello di macchinari ma anche di software e materiali. Per questo sarà importante lo scambio e le idee che ci possono offrire i più giovani, oltre a unire il mondo del Terzo Settore con quello dell’impresa, anche per questo avvieremo un crowdfunding nella fase di lancio dell’hub. Al Fablab non sappiamo mai chi entra dalla porta, perché noi mettiamo la capacità di realizzare quello che la creatività ci richiede, senza limiti. Quando si cerca di innovare si viene ascoltati in media una volta su dieci, con questo nuovo spazio siamo qui per proprio per dare ascolto a quell’uno su dieci».

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