Per la prima volta si studierà l’influenza dei soggiorni in Italia di uno degli artisti americani più innovatori della storia dell’arte. Willem de Kooning (1904, Rotterdam, Olanda – 1997, East Hampton, USA), uno degli artisti più rivoluzionari e influenti del ventesimo secolo, in concomitanza con la 60° Biennale d’Arte, progettato in collaborazione con lo studio UNA/FWR Associati, diretto dall’architetto Giulia Foscari, riunirà circa 75 opere, tra dipinti, sculture e disegni, che attraversano quattro decenni dell’arte di de Kooning, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, dando vita alla più ampia mostra dell’artista mai organizzata in Italia.
La prima sala comprenderà una selezione di “Black and White Rome”, grandi e straordinari disegni realizzati da William de Kooning durante la sua prima, lunga visita nella capitale nel 1959. I disegni saranno esposti insieme a opere della fine degli anni Cinquanta, realizzate nel periodo precedente alla prima visita dell’artista in Italia: i dipinti “Parkway Landscape” rivelano la forza del suo lavoro intorno alla metà del Novecento.
Tre dei più noti “Pastoral Landscapes” dipinti a New York nel 1960 con il ricordo persistente del viaggio in Italia, “Door to the River”, “A Tree in Naples” e “Villa Borghese” saranno esposti insieme per la prima volta. Questa sezione comprenderà anche grandi quadri figurativi dipinti a metà degli anni Sessanta, che hanno aperto la strada al suo interesse per la scultura.
In una sala dedicata alla scultura saranno esposti tredici piccoli bronzi realizzati da de Kooning a Roma. Si tratta dei primi esperimenti dell’artista con la creta. Prove che lo porteranno a produrre, tra il 1972 e il 1974 a New York, un nuovo nucleo di sculture. Per un artista che ha sempre enfatizzato l’aspetto materiale del suo lavoro, le opere plastiche gli hanno consentito di creare figure astratte attraverso l’istantaneità del senso del tatto. Sulle pareti circostanti saranno esposti quadri figurativi dipinti nello stesso periodo, accanto a grandiosi quadri astratti realizzati dal 1975 al 1977.
La mostra farà anche dialogare pittura e scultura con i disegni degli anni Sessanta e Settanta: tra le opere di maggior rilievo ci sono quattro disegni a inchiostro realizzati da de Kooning a Spoleto nel 1969, presentati accanto a una selezione complementare di disegni intimi, gestuali e concettualmente correlati con le sculture. In una sala dedicata invece verrà proposta una gamma più ampia di disegni degli anni in cui l’artista frammenta la figura, spesso lasciando spazi vuoti a controbilanciare le sue linee vigorose.
L’ultima grande sala presenterà una selezione degli ultimi dipinti di de Kooning, risalenti agli anni Ottanta, in cui il linguaggio tridimensionale viene trasfigurato in una nuova poetica astratta. Questi quadri contengono riferimenti figurativi appena accennati e sono caratterizzati da tonalità chiare controbilanciate da fasce e zone di colore brillanti. Sono tra le opere più sublimi dell’artista, nelle quali persiste un’eco dello stile barocco. «Le opere di de Kooning post mortem sono state viste pochissimo nel nostro Paese e l’ultima mostra a lui dedicata risale a diciotto anni fa» ha dichiarato Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia. «Willem de Kooning, per creare il suo lessico personale, ha attinto alla coralità di stimoli della vita quotidiana, quali luce e movimento. Durante i periodi in Italia, de Kooning ha arricchito il suo linguaggio e ha rielaborato un nuovo modus operandi attraverso l’approfondimento dell’arte classica italiana e al contempo attraverso la frequentazione degli artisti italiani della sua generazione» hanno aggiunto i curatori Gary Garrels e Mario Codognato. «Per la Fondazione è un piacere collaborare con le Gallerie dell’Accademia per presentare questa importante mostra che costituisce una straordinaria occasione per sviluppare la ricerca e la conoscenza dell’artista. – ha concluso Amy Schichtel, direttrice esecutiva di The Willem de Kooning Foundation – De Kooning è uno dei grandi innovatori americani e, come tale, riteniamo che la sua storia sia una costante fonte di ispirazione».
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