Inaugurata il 19 dicembre, la nuova mostra sul “Graffitismo Italiano” viene ospitata, dopo l’esordio a Trieste, negli spazi della palestra John Reed nel centro di Mestre. «Continuiamo a credere nella creazione di un ambiente non solo per fare sport ma per incontrare anche la cultura – ha spiegato Samuele Frosio, Amministratore Unico di RSG Group Italia, proprietaria del brand John Reed – ci piace l’idea di poter dare anche delle suggestioni per chi decide di mantenersi in forma. Nello specifico questa mostra mette di nuovo l’attenzione, dopo quella ispirata a Picasso, sulla valorizzazione di un progetto di grande valenza sociale come quello promosso dal Museo-Associazione Folligeniali di Lodi della Scuola d’Arte Bergognone, che si occupa di ragazzi fragili attraverso l’arte-terapia. Vogliamo in qualche modo proporre ai nostri iscritti un’idea di cambiamento che vada oltre alla forma fisica, sviluppando una sensibilità anche emotiva e culturale».
Portare l’arte in un contesto inusuale è diventata una caratteristica del format delle palestre John Reed, che in Italia sono presenti a Mestre e Trieste, con una prossima apertura a Milano, ma che è presente in altri dieci paesi del mondo con 45 location fra cui Berlino, Istanbul, Londra, Los Angeles e Parigi. «E’ diventata una nostra “firma” creare dei luoghi diversi in cui prendersi cura di sé stessi in senso più ampio della sola attività fisica», ha spiegato Luca Torresan, Direttore Marketing e Comunicazione di RSG Group Italia e come ha aggiunto il Vice Sindaco di Venezia Andrea Tomaello: «Cambiare periodicamente le opere esposte porta a tornare a scoprirle e fare attività sportiva in questo contesto è molto stimolante. Un luogo così permette di rivalutare il centro di Mestre, che sta diventando un punto in cui la cultura è accessibile, anche attraverso una palestra unica nel suo genere».
Il connubio fra arte e strada è ormai diventato qualcosa di consolidato, anche grazie ad artisti come Bansky, di recente ospitato in mostra proprio a Mestre al Museo M9, come spiega Frosio: «Abbiamo voluto indagare, attraverso questa mostra, la relazione tra uno stile espressivo e il vandalismo, dato che questa forma d’arte è nata negli U.S.A. all’inizio degli anni ’70 come fenomeno giovanile illegale, il così detto “writing”, che ha in qualche modo dato il via al filone che oggi conosciamo come “street art”. Nel tempo quello che era un urlo “silenzioso” di quartieri difficili ha preso la forma di un vero e proprio movimento, da qui abbiamo voluto approfondire questo tema, che frattanto è diventato globale, portando l’attenzione sul suolo italiano».
«Siamo partiti dall’ispirazione del motto “more love in a cold world”, che essenzialmente sintetizza la capacità di non smettere di meravigliarsi ed entusiasmarsi, anche davanti a qualcosa di apparentemente semplice – aggiunge Frosio – ritrovando questo spirito nelle opere di questi artisti emergenti che attraverso i propri graffiti esprimono emozioni profonde lanciando messaggi di speranza e di bellezza, portando colore nel grigio di una fredda quotidianità». La collezione di opere, raccolte dalla Scuola d’Arte Bergognone, eterogenea per formati e stili, mette in mostra i lavori di artisti come Sorte, Manri Voodoo, Lorenzo Panigalli (Nipa), William Gervasini (Wrz ‘Art), Eto, Rancy e Giorgio Bartocci, oltre a un’opera corale realizzata dai ragazzi della Scuola d’Arte Bergognone.
Proprio Bartocci, presente all’inaugurazione ha spiegato come «Apprezzo l’approccio non convenzionale di mettere in mostra opere d’arte in un contesto così apparentemente inusuale come quello di una palestra. Collaboro con RSG Italia da diversi anni ormai, ma ogni volta devo dire che si rinnova la magia che si genera attraverso il connubio tra espressività, cultura e palestra. La provocazione culturale ed emozionale che permette l’arte contemporanea si sposa bene con un ambiente che stimola il cambiamento e la trasformazione. Di solito io lavoro su grandi superfici, decorando interi palazzi, ma per me è un vero onore essere qui esposto con due piccole opere, ho iniziato facendo il writer di strada e non avrei mai pensato di finire in mostra come un vero artista “tradizionale”».
«Selezionare tutti questi lavori è stato impegnativo, perché la qualità e l’adesione al progetto erano entrambe molto alte – ha spiegato la curatrice Benedetta Falcano – il messaggio artistico principale, riassunto proprio da una delle opere, ovvero un cuore con all’interno un pensiero che sintetizzato vuole significare che le persone in mondo freddo e tossico hanno ancora voglia di guardare al futuro, attraverso le piccole gioie delle relazioni umane. Inaugurando poco prima di Natale ci è sembrato proprio adatto come spirito. Il graffitismo poi, grazie a questa capacità di sintesi di messaggi profondi in forme apparentemente semplici, si adatta a un ambiente come quello di una palestra, sfruttando gli spazi che si prestano a questa esposizione, sfruttando tutti gli angoli possibili per collocare le varie opere. L’invito è quello di guardare con meraviglia queste forme d’arte, senza catalogare la street art solo come un modo per imbrattare i quartieri ma una forma di espressione di nuovi ideali».
«In questo ciclo di mostre, perché si tratta di vere e proprie esposizioni, ci si siamo affidati alla Scuola d’Arte Bergognone – spiega Frosio – nata a Lodi nel 1975, dal 1986 è Cooperativa Sociale e dal 1998 ONLUS. Si tratta di una realtà sperimentale unica al mondo, dove all’interno si sviluppa un progetto pilota d’avanguardia nel settore pedagogico e socio-assistenziale, utilizzando l’arte come strumento di recupero e valorizzazione di persone con difficoltà. Un processo di cambiamento basato sull’espressione artistica che può essere anche un modo per abbattere le barriere che impediscono un’integrazione di chi è più ai margini. Un progetto che è evoluto fino alla creazione del Museo Folligeniali e di una comunità alloggio per ospitare persone con difficoltà».
«Abbiamo un po’ fatto nostra questa filosofia – conclude – aprendo le nostre palestre all’arte e alla bellezza per dare uno spazio anche all’integrazione, migliorando il proprio benessere attraverso l’attività fisica. Vogliamo dare il messaggio, soprattutto ai giovani, che per riuscire a cambiare non basta l’impegno e la costanza, ma servono anche buoni propositi, cerchiamo di ispirare e favorire. Proprio con l’opera di rigenerazione urbana che ci impegniamo a fare, abbiamo deciso questa volta di mettere l’attenzione su una forma espressiva che in origine si associava al vandalismo, ma che dai muri ha conquistato lo status di arte, integrandosi perfettamente nella cultura di strada. Quindi se l’arte “scende fra le vie” e i ragazzi non vanno ai musei, perché non fare diventare la palestra una galleria d’arte? Se poi possiamo dare spazio ad artisti emergenti, rafforziamo il concetto che “si può fare”, aiutandoli ad acquisire notorietà attraverso uno spazio per tutti, dove annullare la solitudine migliorando il benessere».
La mostra sarà aperta ogni sabato al pubblico non iscritto alla palestra, dalle 15.00 alle 21.00 fino al 22 marzo 2025, l’ingresso è libero con prenotazione.
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