La storia di un’isola e del suo colore tra tradizioni, mestieri e usanze. È da poco stato pubblicato “Burano” il nuovo libro dei fratelli Giorgio e Maurizio Crovato, edito da Supernova. Un piccolo volume che si sofferma a raccontare con accuratezza e dovizia di particolari la storia e le specificità dell’isola. Burano da tutti è conosciuta come l’isola dalle casette colorate che si specchiano nei canali, come testimonia già la copertina del libro realizzata dal fotografo Maurizio Rossi, a cui si contrappongono all’interno delle pagine le fotografie in bianco e nero di Gigi Ferrigno che riprendono la vita buranella degli anni ’50 e ’60 e che accompagnano i capitoli, mostrando come anche Burano oggi sia profondamente cambiata, stravolta dal turismo come Venezia. Dopo una prima presentazione, avvenuta a Burano, il volume è stato presentato anche a Venezia nella giornata di lunedì 27 nella Sala Capitolare della Scuola Grande di San Teodoro alla presenza degli autori, di Antonio Trampus, docente di storia moderna a Ca’ Foscari, e di Marco Molin del Centro Studi Torcellani, che ha scritto la prefazione al testo. Il volume è frutto di grande studio e ricerca nelle fonti d’archivio e unisce l’accortezza dello storico Giorgio Crovato con la verve narrativa del fratello giornalista Maurizio. I fratelli Crovato da tanti anni raccontano le isole della laguna. «Giorgio e Maurizio ci ricordano che per capire bene la storia di Venezia la si deve vedere dal mare anziché dalla terraferma. – ha detto Trampus – Le isole come una cintura guardano Venezia dal mare e la proteggono». Gli ultimi libri che i fratelli hanno realizzato raccontano infatti di isole come Murano, Pellestrina e Sant’Erasmo.
Il libro si concentra sulla storia novecentesca dell’isola. Nel primo capitolo però viene dato uno sguardo alla storia di Burano antica, partendo dagli inizi. «Eugenio Miozzi, che a Venezia costruì il Ponte della Libertà e il garage comunale, tra le altre cose, nei suoi libri scriveva che i buranelli sono i discendenti diretti degli Altinati, di cui ne hanno trasmesso il parlare e la cadenza tipica con le vocali allungate, un modo di parlare che in isola continua ancora oggi» dice Giorgio Crovato. I capitoli successivi però si concentrano per l’appunto sul periodo novecentesco: «Burano non è rimasta fuori dalla storia ma, come Venezia, ha vissuto le trasformazioni della vita sociale e culturale, urbanistica e industriale» continua il fratello Maurizio. Parlare e approfondire la storia tumultuosa e rivoluzionaria del periodo che ha portato a stravolgere anche l’isola, che da oltre 9 mila abitanti dagli inizi del ‘900 oggi ne conta poco più di 2 mila, è fondamentale per capirne la sua evoluzione: «Le persone sono sempre meno e non ci sono più ragazzi. – sottolinea Marco Molin – Il giornalaio ha chiuso, non c’è più la pescheria e le scuole sono state accorpate a Murano». Il libro offre così spunti sui problemi e le prospettive dell’isola «dimostrando il grande impegno civico dei fratelli Crovato» sottolinea ancora il prof. Trampus.
La storia di Burano nel racconto dei fratelli Crovato infatti va oltre quello per cui è più conosciuta, come i merletti realizzati dalle maestre merlettaie (leggi qui) e i biscotti tipici buranelli (leggi qui). Burano nel tempo ha infatti accolto grandi manifestazioni sportive, diversi in particolare i campioni della voga, come il pescatore Giuseppe Rossi detto “Suste” o proprio il fotografo Maurizio Rossi detto “Sustin”. Burano poi fu protagonista indiscussa del Carnevale: «Coinvolgeva tutti, ballavano giovani e vecchi, riscontrava talmente tanto successo che quando a Venezia decisero di rilanciarlo guardarono proprio a quello buranello» sottolinea Maurizio Crovato. Il secondo capitolo si sofferma sulle famiglie cooperative di pescatori e merlettaie, inioltre viene raccontato quando nel 1600 il merletto venne esportato in Francia grazie a 12 maestre merlettaie scelte per insegnare il mestiere oltralpe. Un’altra sezione è dedicata all’economia consolidata dei buranelli che gravitava intorno a pesca, cantieristica, merletti, bussolai e ristoranti. Del ’23, a cavallo tra le due Guerre Mondiali, è invece l’annessione di Burano al Comune di Venezia, molto attesa e gradita ai buranelli, a differenza dei muranesi che non furono soddisfatti dell’accorpamento. Un capitolo poi è dedicato ai primi scavi archeologici degli anni ‘61 e ‘62 a Torcello, mentre il libro si chiude con il ricordo di chi è entrato a far parte a pieno titolo della storia dell’sola. Primi fra tutti il cantante e autore Pino Donaggio, la merlettaia mancata nel 2019 a 103 anni Emma Vidal ed Emilio d’Este, memoria storica dell’isola che ha ridato vita al famoso Premio Burano di Pittura dirigendo da decenni l’Associazione artistica culturale di Burano.
Burano è poi l’isola degli artisti, conosciuta a livello mondiale. Era l’isola dove ad inizio ‘900 vivevano e si ritrovavano vari artisti con il desiderio di riscoprire tradizioni popolari, luoghi veri e vissuti. Qui prende il via una tradizione pittorica della prima metà del ‘900, conosciuta come Scuola di Burano, che non ha nulla da invidiare ad altre realtà, con artisti quali Umberto Moggioli, Gino Rossi, Arturo Martini, Mario Vellani Marchi, Carlo Dalla Zorza, supportati dal grande critico e mecenate Nino Barbantini. «Questi artisti non avevano dove andare a mangiare e si recavano al casolin, quello che oggi è la Trattoria daRomano, ricambiando con dei quadri. – sottolinea Maurizio Crovato – Il ristorante oggi infatti presenta un patrimonio di oltre 350 opere di ‘800 e ‘900». La Burano tramutata nell’ultimo secolo e raccontata dai fratelli Crovato è descritta oggi come una signora giovane, anche se pesantemente “truccata” dal turismo che la invade ogni giorno, di cui ci si domanda: fino a quando resisterà?
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