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La sanità pubblica di Venezia al centro di un dibattito a Mestre

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Una riflessione sulla situazione sanitaria di Venezia del territorio veneziano

Sabato 7 dicembre al Cinema Teatro Kolbe di Mestre si è tenuto un dibattito su fondamentali questioni legate alla sanità pubblica, ribadendo l’importanza del diritto alle cure e discutendo l’organizzazione della medicina di base. Tra le questioni affrontate emergono in particolare il problema della carenza dei medici di base e il progetto di realizzazione delle “case di comunità”, strutture che si porranno tra il medico di famiglia e l’ospedale per alleggerire il numero di accessi al pronto soccorso e per cercare di garantire una maggiore e più rapida assistenza sanitaria.

Il dibattito, organizzato dal Coordinamento Veneto Sanità Pubblica (CoVeSap) in collaborazione con il Movimento Difesa Sanità Pubblica, e Associazione Amici del Giustinian, è stato introdotto da Nicola Funari, già amministratore straordinario ULSS N.16 Venezia, e coordinato da Mariapina Rizzo, della segreteria CoVeSap regionale Veneto. Al dibattito sono intervenuti: Andrea Zancanaro, componente ANAOO; Gianna Rensi, Medico Medicina Generale e FPCGIL Coordinatore MMG; Cristiano Samueli, Medico Medicina Generale e Fiduciario FIMMG Venezia (da gennaio 2025 vicepresidente dell’Ordine Provinciale dei Medici di Venezia); Edoardo Turi, Ex Direttore Distretto ASL appartenete Direttivo Medicina Democratica.

Sanità pubblica: le peculiarità di Venezia e il suo territorio

Queste problematiche riguardano tutto il territorio nazionale, ma in particolar modo le zone che hanno peculiarità geografiche come Venezia. Attualmente, infatti, il medico di base è costretto a prescrivere una visita specialistica per qualsiasi accertamento perché nel proprio ambulatorio non possiede la strumentazione presente invece negli ambulatori specialistici. Nelle case di comunità saranno presenti alcune strumentazioni che permetteranno di compiere accertamenti per poi valutare se il paziente necessiti di una visita specialistica. «La sanità pubblica a Venezia soffre, per quanto riguarda il centro storico e le isole, di carenze assimilabili a quelle che presentano le zone montane – spiegano Nicola Funari e Salvatore Lihard, responsabili rispettivamente di Amici del Giustinian e Movimento Difesa Sanità Pubblica – tant’è che la stessa Regione Veneto prevede la necessità di stanziare più risorse per assicurare l’erogazione di servizi adeguati a questi luoghi».

«I settori più in sofferenza sono sia l’ambito ospedaliero che quello territoriale – aggiungono –  il primo perché penalizzato dalla riduzione del numero dei posti letto, dal blocco delle assunzioni da parte del Governo e dallo scarso numero di posti di specializzazione messi a concorso dalle Università per taluni ambiti come anestesia e rianimazione, medicina d’urgenza e chirurgia. Il secondo, tradizionalmente meno strutturato, perché si trova a doversi misurare con l’invecchiamento della popolazione. A parità di numero di assistiti totale un numero maggiore di assistiti di età avanzata, spesso pluripatologici, comporta un aggravio per i medici di base e per le strutture di assistenza domiciliare».

Sanità in Veneto: a Venezia una situazione è complessa

La situazione, potrebbe però migliorare un po’ alla volta: «Fondamentale sarebbe la valorizzazione del capitale umano rappresentato da medici, infermieri, operatori sociosanitari e in generale tutto il personale – dichiarano Funari e Lihard – non solo aumentandone il numero, ma anche sbloccando le assunzioni e pensando a una maggiore a retribuzione». Secondo i dati demografici del 2023 solamente nel comune di Venezia sono presenti 225.488 abitanti over 14 anni e perciò non più in età pediatrica. Bisognerebbe quindi tenere conto che, secondo la normativa, ogni medico di medicina generale dovrebbe assistere circa 1500 pazienti e occorrerebbero perciò almeno 150 medici di medicina generale fra centro storico e isole.

Potrebbe quindi sembrare che gli attuali 160 medici di famiglia siano sufficienti tuttavia la situazione in realtà non è così semplice: «Tanti sanitari sono specializzandi. Per norma gli specializzandi al 1° anno non possono superare i 1.000 assistiti, quelli del 2° e 3° anno non possono superare i 1.200. Gli specializzandi possono avere di solito un incarico annuale dalla Ulss3 con conseguenza (negativa) di un insostenibile turn over a scapito della qualità assistenziale», spiegano Funari e Lihard.

I medici di medicina generale e le esigenze del veneziano

«Tanti medici di medicina generale, secondo una deliberazione della Giunta Regionale, possono raggiungere quota 1.800 assistiti – spiegano i due organizzatori – ma alcuni dottori arrivano anche a 2.000 pazienti e altri seguono anche assistiti dai 6 anni di età in su (N.d.r. che invece dovrebbero essere seguiti da un pediatra). Questo comporta che tanti assistiti, a fronte del turn over e di altre difficoltà, non risultino iscritti a nessun elenco di medicina di famiglia e quindi non abbiano un riferimento per l’assistenza sanitaria di base. Le principali carenze si individuano nelle cosiddette aree disagiatedel centro storico e isole e, per far fronte a questo grave problema, nel luglio del 2023 l’Ulss3 Serenissima ha emesso un appello per la ricerca di medici».

«Ai medici che fossero stati interessati a lavorare e trasferirsi in tali aree sono state prospettate condizioni favorevoli quali un ambulatorio a canone agevolato, accompagnamento del professionista nella ricerca dell’alloggio, di disponibilità di un parcheggio gratuito alle porte della città – concludono – all’appello hanno risposto 254 medici, di cui 123 italiani. Purtroppo ad oggi, dicembre 2024, nell’estuario si registrano ancora enormi difficoltà per l’accesso ad un servizio di fondamentale importanza per le cure primarie».

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