Passione e pazienza sono il binomio che contraddistingue le maestre merlettaie che realizzano il famoso merletto di Burano, tipico dell’isola della laguna veneziana che è anche patria dei biscotti bussolà (leggi qui). Se una volta su 9 mila abitanti 2 mila erano merlettaie, oggi queste si contano sulle dita di una mano. Dopo la scomparsa nel 2019 della maestra merlettaia di 103 anni Emma Vidal, ora la decana è Romana Memo che a luglio compirà 90 anni, mentre la maestra merlettaia più “giovane”, è Lorena Novello di 68 anni. Proprio loro, circa ogni settimana, si turnano con le altre merlettaie per fare delle dimostrazioni o tenere dei corsi di merletto alla Fondazione Andriana Marcello, l’Associazione Merlettaie nata nel 2017, di cui è presidente Marina Marcello, che ha sede nel Museo del Merletto di Burano, quest’ultimo aperto negli anni ’80 proprio dove una volta sorgeva la Scuola del Merletto. La scuola, voluta nel 1871 da Adriana Marcello Zon per tramandare i segreti di quest’arte alle giovani ragazze dell’isola, venne poi chiusa nel 1972 a causa di una progressiva scomparsa della richiesta di merletti, dovuta alla semplificazione della moda, alla scoperta delle fibre sintetiche e all’affermazione della rivoluzione industriale. Romana e Lorena raccontano come la Fondazione cerchi di salvaguardare questa tradizione secolare che oggi rischia di andare perduta: «Siamo sempre meno. Mancano giovani che vogliano imparare questo mestiere. Servono tanti anni per specializzarsi e poi oggi il lavoro non è più remunerato come una volta» raccontano. «Un tempo – continua la signora Romana – alla Scuola del Merletto le suore ci davano da lavorare. Al piano superiore dove siamo ora facevamo le dimostrazioni per gruppi di turisti e poi al piano terra vendevano i nostri lavori».
Tanta è la cura che serve per fare un merletto. Dopo aver realizzato a macchina l’ordito le merlettaie iniziano a fare il Ghipur, la prima fase del lavoro, ma diversi sono i punti che contraddistinguono il merletto: «C’è il Punto Venezia che si distingue perché unisce una parte e l’altra del merletto come se fosse un ponte che collega le rive. – spiegano le maestre merlettaie – Il Punto Burano, invece, con un filo sottilissimo è costituito da un reticolo a minuscole maglie rettangolari. Quest’ultimo, detto anche Tulle, ha la trama così sottile e fitta che richiama la rete che veniva usata dai pescatori».
Il merletto, che inizialmente nasce con il filo di cotone bianco, oggi è anche colorato. «Il vero merletto di Burano si riconosce perché ha quell’effetto tridimensionale che la lavorazione a macchina non consente» continuano Romana e Lorena. Per realizzare un merletto i tempi sono lunghissimi: «Per un centrino di 12 cm ci vogliono due o tre mesi di lavoro» raccontano.
La signora Romana, attuale decana, lavora il merletto da 80 anni: «Ho iniziato a 10 anni quando ero alle elementari. Mia mamma mi aveva mandato a scuola perché imparassi il mestiere a cui già mi aveva introdotto e mi invitava a terminare il lavoro così che potessimo andare a comprare un po’ di pane». La scuola agli inizi le dava sempre lavoro: «A me toccavano sempre quelli più impegnativi. Una volta lavorai anche la vigilia di Natale perché dovevo terminare la consegna di un velo da sposa fatto tuto di tulle e rilievo. È stata una soddisfazione» dice. Realizzare il merletto, soprattutto la sera quando ha finito di fare i mestieri di casa, è il suo passatempo. «La lavorazione che mi dà più soddisfazione è il merletto in rilievo. Questo lo si realizza applicando un filo metallico lungo il bordo esterno della realizzazione così che resti rigido» racconta, dicendo che bisogna prestare sempre attenzione perché se si sbaglia si rischia di dover tagliare il filo e dover ricominciare. La signora Romana crea principalmente centrini e farfalline, a casa custodisce un merletto enorme e tanti sono quelli che ha realizzato e poi incorniciato. Inoltre, per il matrimonio del figlio ha cerato ventagli in merletto con disegnate le colombe e le fedi.
Diversamente da Romana, all’inizio Lorena Novello non desiderava imparare l’arte del merletto. Finite le scuole elementari però non volle iscriversi alle medie e la mamma per punizione la mandò alla Scuola di merletto, così che imparasse il mestiere. «Mamma, che la sera lavorava fino a tardi per poterci comprare le scarpe nuove, mi aveva già insegnato qualcosa» ricorda. Per tre anni a scuola ha fatto il primo punto. «Un tempo non era come oggi che ti insegnano a fare tutto, – racconta – ogni merlettaia aveva una specializzazione diversa».La punizione ben presto però si è trasformata in una passione e anche se per lei il merletto non è mai stato un vero mestiere ha continuato ad approfondirne l’arte. «Lavorativamente non rendeva più come ai tempi di Romana. Solo i negozi facevano lavorare le merlettaie ma pagandole miseramente» spiega. Negli anni ha continuato a specializzarsi e ancora oggi nonostante la grande esperienza si confronta con Romana specialmente per il rilievo, inoltre ricorda quando fino a poco tempo fa Emma Vidal le insegnava a fare il Punto Burano: «Era la sua specializzazione e ci teneva a tramandarla». Tra i lavori più significativi la signora Lorena in un anno e mezzo ha realizzato una borsetta e in quattro anni un centro di oltre 1 metro. Per matrimonio del figlio inoltre ha realizzato ben 60 paia di orecchini. La sua è una passione così grande che quindici anni fa si è iscritta alla Scuola professionale per ottenere il diploma di maestra merlettaia. «È stato un percorso che mi ha arricchito molto, ho imparato certi punti e passaggi che mi mancavano e che oggi posso trasmettere alle ragazze a cui insegno» dice. Proprio Lorena, che a scuola ha anche imparato a fare disegno e ordito, l’anno scorso ha insegnato l’arte del merletto ad una bambina di 10 anni. «Era venuta per accompagnare al corso la madre e si è incuriosita. Ora continua a lavorare a casa con la mamma e a fare piccoli lavoretti. La vedo motivata e spero che continui. Abbiamo bisogno di giovani altrimenti la nostra arte andrà persa».
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