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Simone Cadamuro: «Per lavorare come liutaio ho lasciato l’architettura»

Nel suo laboratorio oggi svolge molte riparazioni e realizza viole e violini con i legni che sceglie personalmente in alta montagna

A volte solo un cambio di rotta radicale nel lavoro può portare ad un vero appagamento. Lo sa bene Simone Cadamuro (classe 1981) che, titolare della Liuteria Cadamuro alla Celestia, prima di diventare un liutaio per diversi anni ha svolto la professione di architetto, mentre oggi nel suo laboratorio realizza violini e viole eseguendone anche riparazioni come per violoncelli e contrabbassi. Laureatosi allo Iuav, ha lavorato per diversi anni come architetto, ma sentiva che il suo lavoro non gli bastava, così ha iniziato a cercare un’alternativa: «Lavorare nel campo dell’architettura a Venezia oggi è sempre più difficile e mi sentivo oppresso» spiega. Per tre anni, sentendo la necessità di cambiare vita, ha lavorato come architetto in Sud America, tra Paraguay ed Ecuador: «Lì si può costruire con molta più facilità rispetto a Venezia e ho sentito di potermi esprimere». Ciononostante, anche mentre era dall’altra parte del mondo cercava un’alternativa per il giorno che sarebbe tornato in laguna. Fu così che camminando per Quito, la capitale dell’Ecuador, si imbatté in un negozio che realizzava chitarre: «Chiesi al proprietario se potevo affiancarlo per imparare il mestiere. La mattina lavoravo come architetto e il pomeriggio andavo in liuteria a realizzare chitarre e ukulele. – ricorda Cadamuro – Quando ho cominciato non sapevo usare neanche lo scalpello, ma mi applicavo molto ed essendo portato imparavo in fretta».

L’inizio dell’attività, tra riparazioni e realizzazioni

Tornato in Italia nel 2016, cominciò ad organizzarsi per poter svolgere questo lavoro anche a Venezia orientandosi però nella costruzione di violini e viole che imparò grazie agli insegnamenti di un maestro liutaio fuori Venezia. «I primi due anni realizzavo gli strumenti in camera mia» dice, raccontando che nel 2019 si è sistemato nel magazzino della sorella, dove ha aperto ufficialmente l’attività, che poi ha allargato comprando il magazzino attiguo. La sua attività principalmente consta nel riparare gli strumenti. I clienti sono quasi tutti veneziani: musicisti della Fenice, liberi professionisti o studenti del conservatorio: «Ho clienti fissi che vengono a far riparare lo strumento anche con urgenza prima dei concerti» dice il liutaio. Per quanto riguarda le sue creazioni invece, dove unisce le competenze pratiche acquisite con quelle di architettura, di solito realizza uno strumento all’anno: «È un mestiere lento ed esclusivamente manuale, essendo tanto impegnato nelle riparazioni quando lavoro su commissione di solito i tempi di attesa sono di almeno sei mesi» afferma, sottolineando che ora in negozio ha pronti per la vendita sette strumenti. Interessante è poi sapere che uno strumento appena realizzato ha bisogno di un uso continuo per maturare ed andare a regime: «Lo strumento va educato dal musicista che, viceversa, si deve adattare ad esso,riuscendo a risaltarne le caratteristiche migliori».

L’importanza del legno giusto

Simone presta grande attenzione al legno che usa per realizzare un nuovo strumento. «Scelgo i legni direttamente dai tronchi nei boschi e li accoppio con cura» dice, spiegando che più il legno si trova ad alta quota e meno umidità trattiene, inoltre è meno fragile e soggetto ad attacchi di tarli. Per realizzare le tavole armoniche si rifornisce in Val di Fiemme in Trentino, precisamente nella foresta di Paneveggio, la stessa in cui si riforniva Stradivarius e altri importanti liutai. «Quella foresta è piena di abeti rossi con proprietà acustiche, di leggerezza, densità e risonanza, caratteristica importantissima» spiega. Una foresta di cui circa solo l’1% della produzione dell’abete è adatto per costruire le tavole armoniche.«Proprio poco tempo fa, durante una gita sul Passo Lavazè, ho visto una catasta di legno e ho cominciato a percuotere gli alberi in cima per individuare il migliore. Ho poi aspettato che passasse qualcuno per farmi dire chi era il proprietario e per comprarlo. Da quel tronco ho ricavato cento spicchi che ora lascerò a stagionare per circa 8 anni e da cui riscaverò le tavole armoniche» continua il liutaio che quest’anno ad ottobre sarà al Salone dell’Alto artigianato all’Arsenale. Per realizzare invece fondo, fasce e manico utilizza principalmente l’acero marezzato proveniente dai Balcani, ma anche quello dalla zona di Falcade. Inoltre Simone usa anche il pioppo per realizzare, dopo averlo trattato e bollito, il filetto che incornicia il violino, per dargli forma ed eleganza, sigillarlo e creare una barriera contro l’umidità.

 

Le fasi della costruzione di un lavoro che insegna

Il legno in generale deve avere una certa grana, una certa risposta alle percussioni, inoltre non deve avere molti nodi e non deve essere troppo torto. Oltre a strumenti classici, Simone realizza anche strumenti in stile barocco, caratterizzati da parti interne più piccole, manici più corti e corde in budello anziché in acciaio o sintetiche come si usano oggi. Per realizzare uno strumento inizia dal progetto e dai disegni in scala 1:1. Costruisce prima la struttura della cassa armonica, intorno al modello sagoma poi a caldo le fasce laterali che contribuiscono a contenere e restituire il suono, per passare infine a creare la tavola armonica dove scava le “effe” e concludere il tutto con la verniciatura. Il suo è un lavoro che va controtendenza: «Oggi si vuole tutto e subito, invece chi compra uno strumento di liuteria, che ha nettamente una qualità superiore agli strumenti realizzati in fabbrica, lo fa per amore e dedizione». Un mestiere che è anche un grande maestro di vita: «Negli anni mi ha insegnato a non arrendermi e perseguire ciò che crediamo per noi sia giusto. – dice infine il liutaio – La cosa più importante nel mio lavoro è sentire il riscontro dei clienti. Inoltre ho imparato che i più grandi progressi arrivano dopo degli sbagli. Questo se non ti distrugge ti porta a crescere e a fare dei passi avanti notevoli».

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