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Tre sculture per riscoprire Parodi

In mostra al Museo di Palazzo Grimani tre opere di Filippo Parodi sono occasione per riscoprire la produzione dello scultore in laguna

Filippo Parodi ben padroneggiava sia temi di natura sacra che profana. A documentare la duplice natura dello scultore è la mostra dossier “Ecce Homo. Un busto di Filippo Parodi” allestita al Museo di Palazzo Grimani a Venezia fino al 29 ottobre. La mostra, dedicata alla scultura dimenticata del Cristo Ecce Homo proveniente da Villa Pisani a Stra e da tempo conservata nei depositi di Palazzo Ducale, è possibile grazie a Venetian Heritage, che ha anche finanziato il recente restauro dell’opera realizzato dal restauratore Jonathan Hoyte (vedi articolo qui), per mezzo del contributo di Roger Thomas e Arthur Libera.

Tre opere

La mostra, a cura di Maichol Clemente, composta da tre opere esaustive circa la produzione dell’artista, pone al centro il busto dell’Ecce Homo scolpito finemente in marmo di Carrara. L’immagine di Cristo si presenta con la testa rivolta verso la sua sinistra con occhi e bocca socchiusi, segno della sofferenza data dalla corona di spine che gli cinge il capo e da cui colano rivoli di sangue. Una scultura che, seppur con differenze, presenta un corrispettivo nella chiesa di San Francesco Grande a Padova. L’opera da Villa Pisani poi venne trasferita a Palazzo Reale a Venezia, l’attuale Museo Correr, a cui poi passò in concessione, per poi rimanere in laguna e finire nei depositi di Palazzo Ducale della Fondazione Musei Civici. La scultura è affiancata a destra e a sinistra da altri due busti eseguiti da Parodi: si tratta de la “Primavera”, attorniata dai molti fiori, e “’Autunno”, nelle vesti di un giovane Bacco, ancora oggi presenti nelle raccolte del Museo Nazionale di Villa Pisani. Di tutte e tre le opere che sappiamo essere state realizzate per la famiglia Pisani di Santo Stefano non è ancora stato scoperto però quale sia stato l’effettivo membro della famiglia a commissionarle. Tre opere, e non di più, per riscoprire la storia di un artista che nel territorio della Serenissima lasciò segno indelebile. La mostra dà infatti conto del primato artistico dello scultore genovese sulla scena del Seicento italiano, e in particolare nella città di Venezia.

A Venezia il momento più alto

L’artista genovese fu infatti molto attivo tra Venezia e Padova. L’approdo in laguna nel 1683, dopo l’esperienza romana, rappresentò per il cinquantatreenne Filippo Parodi (1630-1702) il momento più alto della sua carriera, dove poté esprimere le sue abilità scultoree. In città riuscì ad assumere per un intero decennio, fino al 1694, anno del suo definitivo rientro a Genova, un ruolo da protagonista. In una fase di transizione, dopo la morte di Giusto Le Court nel 1679, Parodi portò in città modelli berniniani ed elementi del primo roccocò, ideando monumenti complessi. Il suo primo lavoro eseguito a Venezia fu il Monumento funebre del Patriarca Giovan Francesco Morosini, scomparso nel 1678, nella chiesa di San Nicola da Tolentino, su commissione dell’omonimo pronipote del Patriarca. In quell’occasione Parodi diede sfoggio del suo tardivo apprendistato a Roma, dove affinò la tecnica scultorea affascinato da Lorenzo Bernini. Elaborò una struttura di chiara matrice romana, che fino a quel momento non si era mai diffusa in laguna, riuscendo a creare qualcosa di efficace e dal forte impatto scenografico grazie alla resa del grande drappo di marmo. Presto gli fu commissionata anche la realizzazione da parte della comunità benedettina della chiesa di San Giorgio Maggiore di due statue che raffigurano San Pietro e San Paolo collocate sulle pareti laterali dell’altare maggiore. Tanti altri furono poi gli incarichi: Parodi venne anche scelto dal Governo marciano per l’esecuzione di due ritratti, uno in marmo e l’altro in bronzo, di Francesco Morosini in veste di capitano generale da Mar, mentre a Padova realizzò la significativa architettura della Cappella delle reliquie nella Basilica del Santo.

I contatti con i nobili

Come testimonia la mostra, Parodi non realizzò solo imprese ecclesiastiche e pubbliche, ma anche per l’esigente collezionismo privato. Ebbe contatti in particolare con le famiglie Rezzonico, Retano e Lardoni. Nella Serenissima tra i primi ad interessarsi alla sua arte furono proprio i Pisani di Santo Stefano e fu probabilmente per merito di questi che presto Filippo venne richiesto dai nobili veneziani. <La scultura dell’Ecce Homo, che riprende la posa di un redentore di Tiziano, mette in scena una tragedia in cui emerge la bellezza della realizzazione delle mani e la qualità della corona. – dice Toto Bergamo Rossi – La mostra, con le altre due sculture, è allestita nella piccola sala in cui Venetian Heritage ha rifatto impianto elettrico, pavimento e luci. Una pubblicazione poi edita da Marsilio dà conto delle opere realizzate da Parodi in Veneto>.

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