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Una nuova vita per le maioliche della Cappella Lando

Dopo quasi trent’anni, il pavimento rinascimentale torna a vivere nel “tempio” di Paolo Veronese, protetto e restaurato grazie al contributo di un anonimo benefattore

Trofei d’armi, fantasie geometriche, mazzi di frutta, castelli, delfini, crostacei, maschere si fondono in un mosaico di 384 maioliche. Dopo quasi trent’anni nel deposito alla Ca’ d’Oro, il pavimento cinquecentesco è tornato a casa. Le piastrelle decorate del XVI secolo sono state restaurate e ricollocate grazie all’impegno del comitato di salvaguardia statunitense Save Venice e alla generosità di un anonimo benefattore. Ogni maiolica, meticolosamente pulita e consolidata dalla ditta Mauve, è stata posizionata su innovativi pannelli in acciaio inox, una soluzione progettata per garantirne la conservazione nel tempo. Per il momento, la Cappella Lando resterà protetta da un vetro per evitare che i visitatori danneggino la fragile pavimentazione.

Ph. Matteo De Fina
Un restauro pezzo dopo pezzo

Sono passati diciotto anni dall’inizio della capillare campagna di restauro lanciata da Save Venice per restaurare, pezzo dopo pezzo, la chiesa di San Sebastiano. La struttura è rimasta chiusa a lungo per gravi condizioni di degrado. L’intervento, persino più lungo dei quasi quindici anni che servirono a Veronese per completare le sue decorazioni, è costato 3,5 milioni di euro. Il progetto, promosso dallo studioso Davide Rosand, è stato realizzato in collaborazione con la Soprintendenza e il Patriarcato di Venezia. Sotto la direzione degli architetti Amalia Basso, Mattia e Paolo Marzi, sono state coinvolte quasi venti imprese specializzate. Nella Cappella Lando, gli interventi sugli apparati lapidei e le tele sono stati eseguiti da Arlango Restauro e Conservazione Beni Culturali, mentre il recupero degli intonaci è stato curato da UniSVe. Conclusi i lavori edili realizzati dalla ditta Alfier srl, il progetto esecutivo e il delicato lavoro di ricollocamento sono stati finalizzati da SERES srl.  Già nel 1993, le maioliche vengono rimosse per sfuggire umidità e salsedine. Sottoposte a studi di conservazione, vengono prima esposte alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro e poi collocate in deposito. Nel novembre 2019, il laboratorio di conservazione Mauve si occupa di un’ulteriore analisi e catalogazione, il passaggio definitivo per assicurarne il ritorno nella sede originaria. Durante questi anni, Save Venice ha “adottato” la chiesa di San Sebastiano per garantirne il pieno recupero: un caso quasi unico nel panorama dei restauri promossi dai comitati privati internazionali per la salvaguardia della città lagunare, solitamente focalizzati su singoli progetti piuttosto che su intere strutture.

Ph. Matteo De Fina
La Cappella Lando

Situata alla sinistra del presbiterio, a pochi passi dalla tomba di Veronese, la Cappella della Vergine Annunciata è nota con il nome dei suoi antichi proprietari: la famiglia Lando. Nel 1531, viene concessa a Marco Lando, nipote di Girolamo, patriarca di Costantinopoli. Nel 1542, entra nella dote di Bianca, figlia di Marco, in occasione del suo matrimonio con Daniele Vitturi. Rimane di proprietà della famiglia fin quando i parenti del doge Carlo Ruzzini se ne impossessano. L’altare della cappella cattura lo sguardo con l’imponente “Annunciazione”, un’opera risalente alla fine del Cinquecento. Per lungo tempo, il dipinto è stato attribuito a Matteo Ingoli, allievo di Gabriele Caliari, figlio di Veronese. Tuttavia, studi più recenti rivelano che l’artista si occupò esclusivamente delle tele esposte lungo le pareti laterali. L’opera è incorniciata da una struttura lapidea, impreziosita da angeli dorati che reggono eleganti palme. Più in basso, sul paliotto, spicca un bassorilievo in marmi policromi della prima metà del Settecento. Un tempo, le pareti laterali ospitavano sei scene della vita della Vergine, delle quali oggi rimangono “La Nascita della Vergine” e “La Fuga in Egitto”.

Ph. Matteo De Fina
Il mistero delle maioliche

Il pavimento della Cappella Lando svela un capolavoro della ceramica rinascimentale: un mosaico di 384 maioliche decorate con iscrizioni, simboli, grottesche, animali ed oggetti di vita quotidiana. Una mattonella datata 1510 offre un prezioso indizio sulla loro storia, per quanto manchino informazioni certe sul momento di posa. La loro collocazione originaria è tutt’ora un mistero. Certo è che la famiglia Lando, allora proprietaria dello spazio sacro, commissiona una maiolica quattro volte più grande delle altre, con il proprio stemma al centro: un’aquila bicipite coronata su uno scudo bianco sostenuto da due figure maschili nude circondate da nastri elaborati. Non esistono documenti che attestino l’identità degli autori, ma gli studiosi hanno notato strette somiglianze con il pavimento della Cappella Vaselli nella chiesa di San Petronio di Bologna, realizzato nel 1487 da “Petrus Andrea De Favecia” e Donatus e Giovanni Betini “Bologniesus”. Simili sono anche le piastrelle esposte al Museo di Casa Cavassa, così come quelle della chiesa di Santa Maria del Riposo a Fano, attualmente conservate nel Museo Civico Malatestiano. Gli studiosi suppongono che le maioliche siano state prodotte allo stato grezzo in una bottega veneziana e successivamente dipinte da artisti itineranti, probabilmente formatisi nelle Marche o in Emilia-Romagna, forse a Fano o Faenza, celebri centri di produzione ceramica dell’epoca.

La chiesa di San Sebastiano è aperta al pubblico dal lunedì al sabato dalle 10.30 alle 17.

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