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Fubini, Mazzucco e Basso: i vincitori del Premio Paolo Rizzi

La cerimonia di premiazione della 14esima edizione si è tenuta nella Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco. Il presidente Piergiorgio Baroldi: «Un momento per riflettere sulle sfide del nostro tempo»

Nei loro rispettivi ambiti aiutano a far comprendere meglio il nostro presente, ma anche passato e futuro. Questa la motivazione principale con cui l’editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini, la scrittrice e drammaturga Melania Mazzucco e il biologo e ricercatore Sammy Basso sono stati eletti vincitori della 14. edizione del Premio Paolo Rizzi, le cui premiazioni si sono svolte questa sera, venerdì 4 ottobre, nella prestigiosa Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco a Venezia. La terna, premiata con la Coppa Archimede Seguso, è stata scelta dalla giuria presieduta da Vittorio Pierobon e composta da esponenti della cultura e del giornalismo quali Paolo Baratta, Gabriella Belli, Beppe Gioia, Tiziana Lippiello, Antonella Magaraggia, Fortunato Ortombina, Amerigo Restucci e Alberto Sinigaglia. Il Premio istituito nel 2010, organizzato dall’Associazione culturale Paolo Rizzi, presieduta da Piergiorgio Baroldi, si propone di ricordare la figura di Paolo Rizzi, storica firma del Gazzettino e critico d’arte,grazie alla curatela del figlio Damiano. Giurati e premiati hanno anche ricevuto come omaggio un gufetto bronzeo, opera realizzata dal maestro Gianmaria Potenza, che è anche tra i soci fondatori della Associazione Paolo Rizzi «Questo evento è un momento per riflettere sulle sfide del nostro tempo. – ha esordito Piergiorgio Baroldi – In un mondo sempre più globalizzato in cui si parla di salvaguardia dell’ambiente, crisi e guerre, è giusto dare voce a chi incarna l’eccellenza nei rispettivi campi. È fondamentale oggi che giornalismo, arte, cultura e scienza creino sinergie».

La guerra secondo Federico Fubini

Il Premio Rizzi vuol segnalare persone che con la loro opera aiutano a comprendere il tempo che viviamo e le sue complessità. Per la giuria poche persone sono da annoverare tra coloro che con assiduità illuminano il presente. Tra queste Federico Fubini, premiato nella Sezione Giornalismo per l’impegno sulle fonti, la dedizione allo studio delle realtà e chiarezza di esposizione. Il giornalista, ora in Ucraina per portare avanti le sue ricerche sulle aziende del Paese che continuano a lavorare nonostante la guerra, è intervenuto in collegamento video. «Ci sono aziende che oggi nonostante la guerra continuano a lavorare e lo fanno soprattutto per cercar di uscire dal conflitto» ha detto, raccontando che in questi giorni ha incontrato il delegato di una multinazionale europea con base in Ucraina che distribuisce strumenti tecnici e tecnologici. «Negli edifici della multinazionale, senza che i datori di lavoro lo sappiano, diversi dipendenti si trattengono oltre l’orario lavorativo per migliorare e produrre centinaia di droni» dice Fubini, raccontando che il delegato ha investito personalmente 60 mila euro. Ma la guerra lascerà conseguenze? «Dipende da come finirà. Sarà sicuramente destabilizzante Dobbiamo pensare che da due anni c’è mezzo milione di persone con le armi nelle trincee e se dovessero tornare a casa dopo un esito negativo non è trascurabile il rischio di una guerra civile o di una situazione simile a quella della violenza diffusa come quando i soldati italiani tornarono dopo la Prima Guerra Mondiale. – e prosegue – Anche se gli ucraini non lo dicono, sanno che non è possibile recuperare i territori occupati, vogliono però sicurezza e l’ingresso accelerato nell’Unione Europea».

Melania Mazzucco voce delle artiste donne in ombra

Premiata per le sue eccezionali capacità creative e narrative, capace di coniugare l’immaginazione alla ricerca storica, in particolare sulla vita di alcuni grandi artisti, Melania Mazzucco è invece la vincitrice della Sezione Arte e Cultura. La scrittrice in “Self- Portrait” ha raccontato la storia di alcune artiste straordinarie, la cui grandezza è stata ignorata o sminuita per via di  quel “se avessero potuto studiare”, come fece Vasari nelle sue biografie: «Oggi però dobbiamo guardare le creazioni delle donne del tempo con altri occhi, non con quelli della mancanza vedendole per esempio come scrittrici che non hanno potuto studiare i vari stili letterari o artiste che non hanno potuto studiare l’anatomia» afferma Mazzucco, citando l’impegno ad esempio dell’“architettrice” e pittrice Plautilla Bricci che nonostante tutto è riuscita a creare ed esprimersi. «Ho sempre avuto passione per le figure in ombra, quelle che sono rimaste indietro e che la memoria ha cancellato» spiega. Poi parla di Jacopo Tintoretto, artista di cui ha ampiamente narrato vividamente e che proprio a San Rocco ha realizzato la sua “Cappella Sistina”. «La rivalità con Tiziano non è solo un topos che ricorre nelle biografie. Per anni Tintoretto, ricorrendo anche ad una concorrenza sleale, cercò di emergere dalle ombre di Tiziano che cercava di stroncarlo. Quello che però mi tocca è che Tintoretto ammirava molto Tiziano: chi ha talento sa riconosce quello degli altri».

Sammy Basso: la malattia, la ricerca e la fede

Vincitore del premio per la Sezione Società è invece Sammy Basso che, colpito dalla malattia rara progeria, autoironico e sostenuto da una grande fede, ha deciso di sfidare il male e dedicare la sua vita alla ricerca scientifica, trasformandosi in cavia di sé stesso. Non ancora trentenne ha conseguito la laurea in Scienze naturali con una tesi sulle terapie per rallentare il decorso della propria malattia, e una seconda laurea in Biologia molecolare. «Studiare la propria malattia può far paura. La mia poi è una malattia complessa dovuta alla mutazione del Dna, che determina un invecchiamento per certe cose simile a quello fisiologico. Ora come ricercatore sto portando avanti ricerche atte a cambiare il Dna su pazienti viventi nutrendo una speranza per le prossime generazioni. – e continua – Sono appena stato in Cina per un meeting dedicato alle malattie rare, compresa la mia. Lì la ricerca è molto all’avanguardia e ci dà speranza». Andando lì però Sammy ha capito di essere fortunato ad essere nato in Italia: «L’Italia è un paese che accoglie. In Cina invece le persone mi osservavano e mi facevano foto. Lì chi come me ha questa malattia non esce di casa perché altrimenti viene bullizzato». Infine parla di quanto la fede sia per lui grande riferimento: «Per me è una bussola, anche dal punto di vista scientifico. La fede è un discorso di appartenenza e io sento la connessione con Dio. Siamo stati creati da qualcuno e studiare il mondo per me significa avvicinarmi al suo Creatore. La scienza per me è un discorso di fede».

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