Un mondo a cavallo tra reale e visionario in cui gli esseri umani sono estranei tra loro e a se stessi. Con grande successo di pubblico è stata prorogata fino al 6 gennaio la mostra “Strangers”, ovvero “Stranieri” dell’artista russo Andrey Esionov, allestita negli spazi della Fondazione Bevilacqua La Masa in Piazza San Marco a Venezia. Dopo le esposizioni tenutesi a Firenze e Roma, quella veneziana è la terza tappa di un ciclo di mostre personali dedicate all’artista in Italia. Co-curata dallo scrittore, poeta e pittore Tahar Ben Jelloun e dallo storico e saggista Giordano Bruno Guerri, presenta 70 opere disposte in un originale allestimento che richiama l’arca di Noe, in cui l’artista ha inserito le sue opere che suggeriscono di pensare, chiamando a bordo tutti coloro che sono stanchi della speculazione e della falsità. La mostra permette ai visitatori di intraprendere un viaggio alla scoperta del maestro dell’arte figurativa russa contemporanea, fondatore del neorealismo visionario post-sovietico, nonché accademico dell’Accademia Russa delle Arti e accademico onorario dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. La Fondazione Bevilacqua La Masa si conferma un’istituzione in grando di offrire una panoramica artistica sia su artisti internazionali contemporanei ma anche di esponenti locali ormai storicizzati, come nella mostra attualmente dedicata a Palazzetto Tito al veneziano Saverio Barbaro (leggi qui). Pittore e grafico, Andrey Kimovich Esionov, nato nel 1963 nella città di Tashkent in URSS, dipinge ritratti e paesaggi urbani esprimendosi principalmente attraverso la tecnica dell’acquerello. La mostra, in linea con il tema della Biennale d’Arte appena conclusasi, si riferisce alle contraddizioni umane, al fatto che parenti e amici possono diventare stranieri: «Basta avere una mentalità e cultura differenti – spiega l’artista – A volte si scherza dicendo che sembrano provenire da pianeti diversi, ma purtroppo queste contraddizioni diventano spesso una trama non innocua, capace di portare distruzione e dolore».
Andrey Esionov reinterpreta in chiave innovativa e contemporanea la tecnica dell’acquerello su carta, restando sospeso tra la raffigurazione realistica e una dimensione “altra”, simbolica e favolosa. Esionov trae ispirazione per la sua arte dalla storia del suo Paese, dai viaggi in Europa, dai cambiamenti epocali e dagli avvicendamenti politici dell’ex Unione Sovietica, da lui vissuti in prima persona: passanti, pittori di strada, bambini e animali sono i protagonisti che popolano il suo mondo. L’artista viaggia molto e porta sempre con sé un taccuino dove annota i suoi schizzi. È infatti ispirandosi alla quotidianità che prendono forma le sue opere ad acquerello, tecnica che non consente ripensamenti o errori esecutivi e costringe a lavorare con rapidità. Ciò che realizza sono immagini forti che mettono in luce l’isolamento della società contemporanea. Al pian terreno “Strangers”, l’acquerello da cui prende titolo la mostra, racconta proprio dell’incomunicabilità tra gli individui, vicini ma spiritualmente lontani, non solo incapaci di comunicare ma proprio di guardarsi negli occhi, e quindi di incontrarsi. Incentrata su questo tema anche l’opera “Cecità empatica”, in cui l’artista ritrae una donna estraniata dalla realtà mentre guarda il suo cellulare, ma anche “Nessuna chance di diventare amici” dove l’indifferenza si palesa. Significativa anche “Parresia”, l’acquerello in cui due giovani ragazze tengono in mano una bomba pronta ad esplodere, a cui sembra fare eco l’opera “Cos’è la verità” in cui l’artista ritrae l’interazione tra due donne. Molte sono le opere in cui Esionov critica la realtà, mostrando uno spaccato di vita che porta lo spettatore a riflettere, inducendo ad empatizzare con gli altri, compresi quelli che si incrociano per strada. «Nel lavoro di Andrey Esionov la mano è molteplice, agile, vivace, capace di disegnare i fiori o le foglie di un albero o di dare uno schiaffo che con la sua forza risveglia lo sguardo. – Tahar Ben Jelloun – Questi personaggi appena abbozzati, questi spazi che emergono dal nulla, questi colori pastello che suggeriscono una certa leggerezza, sono in fondo un dramma che si svolge davanti a noi».
Quelle esposte in mostra sono opere in cui l’artista presenta il suo realismo visionario, una contraddizione aprente, che prende forma proprio grazie alla forza e precisione realistica dell’immagine, che in certi ritratti si fa allo stesso tempo visionaria. «La drammaturgia figurativa e la poetica della creatività di Andrei Esionov sono un’armonia tra il reale e l’immaginario. – spiega ancora Jelloun – Quello che Esionov dipinge è il suo sguardo e la sua interpretazione della realtà». Il maestro realizza vedute fugaci, rapide, evocative di situazioni che vengono immaginate, in cui l’osservatore ricerca spiegazioni che non sono nella tela. Le opere diventano così «un invito a vedere, imparare a guardare senza il peso delle parole e dei discorsi». Esionov propone una riflessione sull’arte e sulla condizione umana facendo in modo che lo sguardo vada oltre ciò che vede.
Significativa l’opera “Non inseguire il palloncino” che mostra un bambino sull’orlo di un precipizio: «È un invito a non guardare solo in alto, ma vedere dove si stanno mettendo i piedi, a non distrarsi» dice invece Giordano Bruno Guerri, che definisce le opere di Esionov “post realismo socialista”, o “contemporaneità figurativa realista”. Attuale l’opera “Femminismo: lettura dell’Antico Testamento”, in cui una donna, che porta i pantaloni e fuma, pare incarnare il nuovo Davide: «Non può essere che una interpretazione contemporanea di concetti che sono del nostro tempo, ma che si rifanno all’insegnamento del passato e all’iconografia di secoli precedenti» sottolinea Guerri. A chiudere la mostra è la monumentale opera “l’Annunciazione”, in cui il tema sacro è realizzato attraverso l’unico dipinto ad olio esposto in mostra: «Sullo sfondo di una Madonna rinascimentale ma intrisa di post modernismo, col volto di luminosa bellezza che ne definisce con certezza l’ispirazione da un modello in carne ed ossa, si ravvede il futuro che attende la giovane sposa, il nascituro abbracciato a lei e un san Giuseppe che è lungi dall’aver appreso con immediata gioia la buona novella» sottolinea Guerri. E prosegue poi Jelloun: «Quest’opera è importante perché può essere letta in molti modi. L’uomo spaventato, stupito e sorpreso guarda il cielo e perde ogni certezza. Siamo in un mondo contemporaneo che esclude la storia e il suo rigore». Infine, il presidente della Fondazione Bevilacqua la Masa, Bruno Bernardi, ha sottolineato l’importanza di ospitare la mostra di un artista russo nel periodo della guerra tra Russia e Ucraina, andando in controtendenza: «Abbiamo deciso di non essere tra quelli che vorrebbero “arruolare” – e svilire – l’arte facendone strumento di influenza, proiezione di forza».
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